Categorie: Cultura

Graziella Del Bello, la campionessa alla ricerca del suo passato

di Laura Aresi – E’ un pomeriggio afoso e malinconico, troppo, senza notizie da scrivere, e nemmeno la voglia di averle sotto le dita. Come si fa a trovare una notizia? A volte bisogna mettersi in movimento e cercare, a volte invece è la notizia che cerca te: noi giornalisti abbiamo fatto particolare pratica di questa seconda opzione durante il lockdown, per forza di cose, mettendo in moto una serie di strategie mediatiche e medianiche con cui nemmeno i più consumati indovini potrebbero competere.

Capita, a volte, che mentre sei a corto di risorse ti arrivi una telefonata che non ti aspetti: e la notizia ti ha cercato personalmente, ed è una sensazione che non si può spiegare a parole. Graziella Dal Bello è stata una campionessa di ciclismo degli anni ruggenti, una campionessa europea e anche mondiale, ma soprattutto è una vera e propria icona femminile padana. Dopo che l’ho intervistata varie volte, e anche fatta immortalare da una scuola media varesina in un dipinto murale che ne racconta le gesta assieme a Luigi Ganna, siamo diventate grandi amiche.

«Laura – mi dice salutandomi con una voce sempre battagliera – è da gennaio che non ti sento. Che fine hai fatto?». Le spiego che è stato un po’ un periodaccio, i figli con la didattica a distanza, ma le racconto anche dell’avventura della Nuova Padania, un giornale rinato come la Fenice dalle sue ceneri benché non più cartaceo – per ora – ma solo online: è contenta e si congratula, perché sa bene cosa significa trovare una nuova dimensione, lei che da performer delle due ruote si è trasformata in missionaria degli animali domestici divenendo volontaria gattara per molti anni: del resto suo padre, carabiniere friulano, arrivato a Varese dopo essersi dimesso dall’Arma era stato il primo guardiano dello zoo dei Giardini Estensi e Graziella ragazzina camminava con una scimmietta sulla spalla come Pippi Calzelunghe.

«Sai che c’è una cosa che mi manca tanto, e non ho mai potuto avere? I giornali veneti che avevano raccontato i mondiali del Nürburgring del ’66. Ero arrivata terza nella batteria delle italiane ed ero già campionessa lombarda». Graziella, che da tanti anni si dedica al bel mestiere – e impegnativo – di nonna, mi dice che i suoi parenti di Pordenone, la sua città natale (in realtà nasce a Fontanafredda il 31 maggio del 1941), le avevano promesso di tenerle le copie che parlavano della sua impresa ma alla fine non li ha mai avuti. Ed erano pagine su pagine, perché Graziella era allora famosissima e soprattutto la celeberrima bicicletta pieghevole femminile era già stata battezzata con il suo nome. «Vorrei mostrarli ai miei due nipoti, che hanno vissuto tutto il periodo di chiusura delle scuole con me». Ecco, in una giornata come questa, quando una nostalgia così bella chiama occorre darle voce. Riusciranno i nostri lettori ad esaudire il desiderio di Graziella? C’è qualche emeroteca o archivio giornalistico da contattare per avere quelle pagine e far felice la nostra amica? Siamo sicuri che ci aiuterete nell’impresa.

Redazione

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