Categorie: Cronaca

La Lega e le firme per i medici di base. Che non voleva più

di Stefania Piazzo – La Lega ha iniziato nelle piazze una raccolta firme per potenziare la rete dei medici di base sul territorio. Di quale Lega si parla? Non di quella che al Meeting di Rimini nel 2019 aveva fatto dire a Giancarlo Giorgetti (ma siano certi oggi abbia cambiato idea, considerando le sue capacità) che dal medico non ci va più nessuno e che occorrerà tagliare….

Non è la Lega di Roberto Maroni che con la sua riforma ha cambiato la sanità lombarda, arrivata spiazzata alla pandemia.

Il primo governatore lombardo, Pietro Bassetti, nel novembre 2020, affermava… “Nel declino lombardo – commentava al magazine di Repubblica – Maroni ha delle responsabilità. La riforma di razionalizzazione di Formigoni partiva ripensando le strutture centrali più avanzate e prevedendo in un secondo momento anche il riordino dei presidi periferici. Maroni, in parte per mancanza di risorse, non portò a compimento il disegno lasciando il sistema fragile come si vede oggi”.

Tutto sommato, nulla di nuovo sotto il sole. La deterritorializzazione della sanità, la disarticolazione che è stata messa già sotto accusa nella prima primavera Covid.

E la Lega in piazza per tornare a ripristinare i medici di base che voleva tagliare, non è nemmeno quella dell’assessore regionale Terzi. Sempre nel novembre 2020, un sabato sera su La7 era ospite l’assessora lombarda ai Trasporti, Terzi. Il tema centrale era la gestione della pandemia, dei vaccini, dei camici, del territorio. Il verbo preferito dall’assessora era “cubare”, “la Lombardia cuba di su… la Lombardia cuba di giù…”, non sono mancate. Ci mancava un “Cubiamo i lieti camici” e poi eravamo a posto.

Il top del cubo lombardo arrivava quando l’assessora affermava che i medici di base, quelli che oggi sono l’anello debole, il ventre molle della sanità lombarda destrutturata, non dipendono dalla Regione. Macchè. Dipendono da Roma.

Ecchecubo! Mi arriva sul cellulare un messaggio, che sorpresa! E’di un ex membro del governo Berlusconi, un sottosegretario alla Salute. Riporto fedelmente il contenuto, perché merita. “I medici di famiglia sono convenzionati con la Regione, non dipendono dallo Stato! La convenzione è nazionale, nel senso che è contrattata dalla Federazione nazionale dei medici di medicina generale, ma sono gestiti dalle Regioni e prendono soldi dalla Regione”.

Vaccini che arrivavano tardi, campagna vaccinale a macchia di leopardo, tamponi che se vuoi farli subito, a pagamento, a caro prezzo, l’assessora che per inciso affermava che in una situazione di emergenza i camici anche se arrivano da parenti cosa c’è poi di male… E Gruber che le ricordava che la buona politica (due termini alieni, buona… e politica…) fa sì che chi governa intimi ai suoi collaboratori di escludere a prescindere amici e parenti da qualsiasi rapporto.

E a proposito di autonomia, se davvero è un principio per il quale combattere, non si taglia perché “ce lo impone Roma”.

Ma niente da fare. Questo stile politico è più che in incubazione. Ha già contagiato il Paese. La Lombardia è sulla buona strada. Eccellenza al cubo.

Ultimo tassello, prendersela col Pd perché ha tagliato sulla sanità. Ma non abbiamo capito: se il federalismo sanitario fa capo alle Regioni, se si volevano tagliare decine di migliaia di medici di base… se tanto poi però è Roma che decide sui medici…. Insomma, se persino si vota un referendum sull’autonomia, ma da che parte sta questa Lega che prima e dopo il covid ha perso la memoria e anche il gusto di agire con la coerenza che ci si aspetta da chi promette la rivoluzione sovranista?

Stefania Piazzo

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