“Purtroppo l’Italia è ostaggio di interessi politici di breve termine, che pur di allentare le misure finiranno per rimandare la ripresa economica”. Così Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia a Padova, in un’intervista a La Stampa. “Da settimane viaggiamo tra i 15 e i 20 mila casi al giorno: un plateau altissimo, che non consente di progettare riaperture”, aggiunge, “la decisione è stata presa e il governo se ne assumerà la responsabilità. L’unica sarebbe potenziare la vaccinazione, ma tra forniture, disorganizzazione e diffidenza verso AstraZeneca pare difficile superare quota 350mila”. “Sento parlare di rischio calcolato, ma come? Di calcolato vedo ben poco e il vero rischio è giocarci l’estate. Allora diciamolo chiaramente: la scommessa è riaprire ora per vedere se a giugno dobbiamo richiudere tutto”, rimarca Crisanti, “il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, ieri è stato diplomatico, mentre io che non ho vincoli lo dico chiaramente: riaprire ad aprile è una stupidaggine epocale”. L’immunità di gregge “penso che la sfioreremo soltanto. Bisognerebbe vaccinare 40 milioni di italiani entro l’autunno, senza contare i giovani e i dissenzienti, e poi ci sono le varianti, il problema della durata dell’immunità, i richiami…”, prosegue, le isole Covid-free “hanno molto senso turistico e qualche senso sanitario. Per non fare entrare davvero il virus però bisogna fare i tamponi prima e dopo e quarantene di 5 giorni”.
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