Categorie: Politica

Il governo Draghi-Giorgetti. La Lega riparte da Cazzago Brabbia

di Stefania Piazzo – Cosa fece la Lega nel 1994? Andò al governo con quello che poi avrebbe definito anni dopo il “mafioso di Arcore”. Lo fece cadere e poi ci tornò insieme appassionatamente qualche anno dopo. E’ la parabola che fanno le forze antisistema. Entrano ed escono con le mani slegate dai giochi di palazzo. Di lotta e di governo. Ci ricordiamo poi anche la frase epica…. “Con Bossi neanche un caffè?” di Gianfranco Fini? Tornarono a governare poi insieme.

La politica è fatta così. E la Lega non si è mai sottratta nel corso dei decenni alle alleanze necessarie per vivere. Nel 1995 al Palatrussardi a parlare c’era Massimo D’Alema, non Silvio Berlusconi, c’era il partito postcomunista, non Forza Italia.

Oggi nel governo con Lamorgese e Speranza, con Di Maio è tornata la Lega. E’ sostanzialmente la vittoria di Giancarlo Giorgetti, non di Matteo Salvini. Cazzago Brabbia vale più di via Bellerio. E’ la conversione al pragmatismo politico, o dentro o fuori. La Lega dopo alcuni anni di destra più a destra della Meloni si riposiziona al centro, abbasserà i toni sugli sbarchi, a meno che voglia fare la guerra al prefetto alleato di governo che si occupa della sicurezza nazionale. E medierà pure con il ministro del lockdown.

Dopo anni di incasso mediatico populista, la tattica che ha portato follower e consenso dei selfie, la scaltrezza torna a governare perché il Carroccio aveva terminato la sua corsa. Ha isolato Fratelli d’Italia, per il momento. Prova a dare risposte pratiche alla crisi nera dopo la peste. Si propone come forza atlantista senza se e senza ma, senza più slogan pro Trump. Mette l’abito della cerimonia, che toglierà alle feste della salamella per non dimenticare la base.

La Lega aveva altre due possibilità: restare all’opposizione sovranista, oppure tornare a parlare del Nord. Quest’ultima opzione è stata abbandonata miseramente per decantare le bellezze di tutta l’Italia, per un pugno di sindaci in Sicilia e Calabria.

Ha fermato una rivoluzione. Perché, e non ci siamo dimenticati di dirlo, nel 1994 e negli anni seguenti, la Lega si chiamava ancora Lega Nord. La sua potenza politica era quella base economica e sociale che ancora oggi non ha risposte.

Nel governo Draghi le Autonomie sono state affidate a Maria Stella Gelmini. Sembra un esame complementare, uno di quelli che metti nel piano di studi per non sfigurare e aumentare la media.

Nel governo Draghi-Giorgetti, tornerà la questione settentrionale? Passerà anche solo di sfuggita il tema delle competenze regionali? Riaffiorerà il Nord o sarà la riedizione di un compromesso, di una ricerca solo di gestione del potere in memoria di un federalismo mai nato?

25 anni fa Bossi fece digerire al suo popolo l’alleanza con Berlusconi promettendo la devolution. Oggi qual è la promessa? Si attendono risposte.

Stefania Piazzo

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