Qualche giorno per scrivere il “progetto rifondativo” del M5S. Ma anche per definire meglio quale sarà il suo ruolo nel Movimento, il perimetro entro il quale potrà muoversi. E se ripartire da un’associazione nuova di zecca o fare un nuovo tagliando allo Statuto, ‘fresco’ di modifica con il voto della base, il 5 febbraio scorso, su una governance a 5 al posto del capo politico. A quanto apprende l’Adnkronos, l’ex premier Giuseppe Conte, al termine del vertice con i big M5S e Beppe Grillo, si è preso qualche giorno per definire e mettere su carta il progetto, dunque sciogliere la riserva. “Se le cose riescono a incastrarsi, bene. Altrimenti amici come prima…”, sintetizza uno dei partecipanti al summit all’hotel Forum. Il clima del vertice viene definito “buono, ottimo”.
Sul tavolo il futuro del Movimento, non una parola -viene assicurato da più fonti- sui prossimi appuntamenti al voto, Roma inclusa. L’ex premier accetta di mettere a punto il progetto rifondativo, nei prossimi giorni sentirà anche il comitato di garanzia -formato da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, che faranno un primo punto nel tardo pomeriggio- nonché i legali del Movimento. Cercando di capire meglio anche quanto accaduto a Cagliari, con l’ordinanza del Tribunale che ha nominato un curatore speciale del M5S perché, la spiegazione, l’associazione è priva di rappresentanza legale dopo la modifica dello statuto.
“La situazione – ammettono dai vertici del M5S – è parecchio ingarbugliata, nei prossimi giorni Conte dovrà prendere in considerazione se fare una cosa nuova o intervenire, in maniera significativa, sullo statuto preesistente”. Altro elemento, non di poco conto, è incassare “il beneplacito di tutti”, ovvero il via libera trasversale dei big del Movimento: dunque la partita è a buon punto ma non scontata né tantomeno chiusa.
Al vertice sul terrazzo all’hotel Forum con vista sui fori imperiali -presenti anche il presidente della Camera Roberto Fico, i ministri Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli ma anche Andrea Ciannavei, legale di fiducia del Movimento 5 Stelle e uomo di fidato di Davide Casaleggio- si è ragionato per ore dei futuri assetti. Se Conte diventerà capo assumerà anche la responsabilità civile del Movimento, un elemento non secondario considerando le varie grane giudiziarie che aleggiano sul M5S. E poi, nei giorni a venire, bisognerà definire anche il nuovo organigramma del Movimento che verrà, in vista di quella che viene definita una “ristrutturazione integrale”. C’è il comitato direttivo, deciso col voto del 5 febbraio scorso, che deve essere nominato anche se c’è chi, a questo punto, avanza addirittura dubbi sulla sua nascita. L’ipotesi più avvalorata è che diventi una segreteria politica che affiancherà Conte. Ma i timori che affliggono Grillo in queste ore è che, alla fine, Conte finisca per rimanere imbrigliato. Fonti vicine al garante e fondatore del M5S spiegano all’Adnkronos che Grillo vorrebbe un ruolo ‘in solitaria’ per l’ex premier, sulla falsariga del ruolo esercitato da Di Maio prima e Crimi poi, nei panni del reggente. Con un mandato a termine, da poi rimettere al voto della base. Alcuni big del Movimento vorrebbero affiancare a Conte uno o due vice, per non centralizzare troppo il ‘potere’ nella mani di un’unica persona. Mentre i membri del comitato di garanzia, a partire dallo stesso Crimi ma anche Lombardi, sarebbero convinti della necessità di non ignorare il voto della base, che ha indicato la strada di una ‘governance’ a 5: uno dei possibili compromessi, potrebbe essere quello di trasformare il comitato direttivo in una sorta di ‘segreteria politica’, da affiancare a Conte. Ma i timori di Grillo, raccontano alcuni beninformati, è che Conte finisca per uscirne ‘depotenziato’, e il Movimento con lui. Non è possibile -la riflessione che avrebbe fatto prima di scendere a Roma il garante ai suoi, fortemente irritato dalla fuga di notizie sul vertice- che in ogni snodo complicato debba tornare in pista.
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