di Roberto Gremmo – Piange il cuore vedendo l’attuale PD sdraiato ventre a terra a combattere nuovi sviluppi delle autonomie regionali, rinnegando un glorioso passato dove il movimento operaio socialista e la migliore tradizione dei cattolici impegnati in politica si battevano a viso aperto per profonde riforme dello Stato in senso federalista.
E lo facevano anche in quella terra di Romagna oggi sulla bocca di tutti, ma che non ha mai abbandonato il sacrosanto proposito di diventare una regione a se’ stante, separandosi da quell’Emilia che, da par suo, sogna l’unione con lo spezzino, in una rinnovata Lunezia.
Nel 1990 le aspirazioni di autogoverno portarono alla fondazione del “Movimento per l’Autonomia della Romagna”, un sodalizio d’opinione bene accolto dalla popolazione che tuttavia non ebbe ai vertici dei feroci separatisti ma un deputato del Partito Socialista ed un senatore della D.C.
Fondatore del M.A.R. fu infatti un antifascista di lunga data, socialista “d’una volta” e deputato per oltre vent’anni come Stefano Servadei che aveva raccolto il testimone ideale di Aldo Spallicci.
A dargli manforte era sceso in campo il senatore e sindaco di Sarsina Lorenzo Cappelli, esponente della tradizione comunalistica sturziana e romagnolo a tutto tondo.
La loro battaglia non ha ancora avuto successo, ma resta l’esemplare testimonianza di uomini politici di sicura fede democratica su un terreno irto di ostacoli come quello della trasformazione dello Stato centralista.
Leggendo il libro scritto qualche anno fa da Servadei, risulta che la principale ragione che lo spingeva a credere in un nuovo autogoverno basato su gente del posto era la necessità di fermare l’invasione delinquenziale organizzata proveniente dal Sud in Romagna,anche dando nuovi poteri ai Comuni e alle Province; per “vivere e lavorare in pace, consegnare alle nuove generazioni non codici mafiosi ma un ambiente pulito, operoso, sereno, secondo le migliori tradizioni della nostra Romagna”.
In fondo, in fondo è l’aspirazione comune dei Popoli padano-alpini. Ma lo diceva un militante del movimento operaio. Quello oggi lontano anni luce dai neo-centralisti del PD .
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