Categorie: Opinioni

Lega, la fine di un’illusione? “Via un iscritto su tre”. La geniale svolta nazionalista e il “negazionismo” sul Nord

di Cuore Verde – Dopo il sostanziale crollo alle ultime elezioni politiche, dal 17,36% del 2018 all’8,79% del 2022, anche gli introiti del Lega di Salvini evidenziano una analoga crisi: le quote annuali si sono ridotte di 260mila euro e in Sicilia sono stati incassati soltanto 7.600 euro. La Repubblica (

La Lega è in crisi, Salvini perde militanti: via un iscritto su tre. E in Lombardia i tesserati crollano del 44 per cento – la Repubblica) confrontando gli introiti dei tesseramenti del 2021 con quelli del 2022, ha rilevato, tra l’altro, che i 14 mila militanti 

lumbard sono diventati 8 mila. Analoghi dati erano già emersi in un recente articolo del quotidiano Domani.

La Lega di Salvini perde soldi e tessere. Gli iscritti crollano anche nelle roccaforti (editorialedomani.it)).  Come ho scritto altre volte, mi interessano poco le vicende della Lega nazionale tricolore. Al massimo, sotto il profilo mediatico, si può rilevare un calo dell’appeal riscosso dai proclami social del “capitano”. I numeri che contano sono quelli delle elezioni: in Lombardia alle ultime regionali, la Lega di Salvini è passata dal 29,65% del 2018 (28 seggi) al 16,53% del 2023 (14 seggi). Sostanzialmente, la perdita in percentuale di quasi la metà dei consensi e della metà netta dei seggi. In valori assoluti, da 1.553.787 del 2018 a 476.175 elettori del 2023.

Ribadendo il mio disinteresse per le sorti della Lega di Salvini, rilevo invece, con preoccupazione, il danno politico e culturale prodotto dalla ormai consolidata svolta nazionalista. Maneggiare politicamente un “brand” come il tricolore può portare a conseguenze imprevedibili. Alla fine, ha riportato alla grande ribalta politica quelli che, da sempre, se ne considerano i legittimi detentori: i “patrioti”.

Errore storico commesso anche da una certa sinistra che ha usato il tricolore per anni contro la Lega bossiana delle origini. Tuttavia, non è la “destra” che avanza ma il “centro” e la “sinistra” che arretrano come dimostrano le percentuali dell’astensionismo che ormai rappresenta la metà degli elettori con picchi del 60% raggiunti alle ultime elezioni regionali in Lombardia. La maggioranza dei cittadini viene governata da forze politiche scelte da una minoranza degli elettori: la metà della metà. Legittimo paradosso democratico che tuttavia non può giustificare talune pretese “culturali” in nome di una asserita “italianità”. Una sola considerazione: in quell’immensa prateria dell’astensionismo, può esserci ancora spazio per iniziative politiche plurali di rinascita padana? Forse è arrivato il momento di rispolverare l’esperienza dei partiti padani. L’illusione del partito padano unico ed “ecumenico” è stata ormai ampiamente superata. E anche l’illusione di una Lega italiana, nazionale e tricolore.  

Redazione

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