di Stefania Piazzo – La scarsa affluenza al referendum lombardo del 2017 è un dato contro l’autonomia, o è semmai una responsabilità precisa di chi governava la Regione? A differenza che in Veneto, la partecipazione fu molto al di sotto delle aspettative. Quella che poteva e doveva essere un’occasione storica per la Lombardia è stata organizzata alla fine di un mandato inconcludente con il vero obiettivo di farne uno spot elettorale per il Governatore. Il mancato raggiungimento del 51% è suonata come una bocciatura inequivocabile dell’autonomia o della trazione leghista?
Oggi, dopo il disastro Covid, come voterebbero i lombardi? In passato dopo il flop elettorale si dimise Matteo Renzi e pure Cameron, con la vittoria della Brexit. O ce lo siamo dimenticato?
Forse il problema non è solo l’organizzazione dello Stato ma chi lo governa. Chi guida un territorio. Oggi come oggi temiamo che i lombardi dopo il nulla di fatto sul referendum e la gestione disordinata della pandemia, preferirebbero mettere la competenza al primo posto. Prima la vita, poi la borsa. 56 miliardi di residuo fiscale si danno in mano a chi non ha mai lottato sul serio per l’autonomia?
Photo by AC Almelor
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