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C’era una volta l’eccellenza – Bertolaso scopre “l’anarchia sanitaria” lombarda

“In questa regione ogni realtà sanitaria gode di un’eccessiva autonomia. L’assessorato al Welfare ha sempre dato indicazioni, ma ogni realtà ha agitato in modo assolutamente autonomo. Qui non si parla di autonomia, ma di anarchia”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, intervenendo in Consiglio regionale. “Mi riferisco – ha spiegato – al fatto che questa regione ha Asst e Ats che lavorano in modo assolutamente autonomo, poco coordinato anche tra di loro, e quindi il mio lavoro e il mio impegno è quello di fare un gioco di squadra tra di loro , perché sono individualmente tutti molto bravi, ma sapete bene che la squadra non si fa con undici campioni, ma anche con gente disposta che è a passare la palla”. Bertolaso ha detto di voler “sfruttare tutte le eccellenze per aiutare le strutture più in difficoltà: ci sono alcune aziende che non condividono tutte le loro agende anche con il call center e le altre strutture; alcune lo approvano al 99 per cento, altre al 40 per cento”. L’obiettivo è “che siano tutte uguali al 100 per cento”. Ad esempio, ha sottolineato l’assessore, “se in un pronto soccorso ho solo due medici, e in uno a 5 chilometri di distanza ne ho dieci, il fatto che quello a 5 chilometri di distanza sia di un’altra Asst è una ragione sufficiente per evitare che qualcuno di questi medici vada a lavorare nel pronto soccorso in difficoltà?”.

“Le indicazioni di Bertolaso ci lasciano esterrefatti. Vorrei ricordare le sue dichiarazioni sulla sanità lombarda durante l’emergenza Covid e, soprattutto, in occasione della campagna elettorale riguardo la riforma approvata nella scorsa legislatura”. Lo dice Gian Antonio Girelli membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera. “Ancora più esterrefatti lasciano le sue parole riguardo le case di comunità. E’ in linea con quanto da anni l’opposizione PD denuncia. Sentir parlare di case delle comunità istituite solo al 50% e funzionanti solo al 30%, dà la dimensione di come la declinazione regionale della medicina territoriale sia ben lontana dalla risposta che è necessario dare ai cittadini”, continua Girelli. “E’ da augurarsi che io opposizione regionale possa ora contare su un assessore attento e propenso ad ascoltare le tante proposte che da tempo vengono avanzate trovando muri di gomma. A livello parlamentare penso vada considerato il settore sanitario con la massima attenzione nel momento in cui si affronterà la riforma sull’autonomia. A Calderoli che punta a riconoscere anche in sanità maggior ruolo alle Regioni, consiglio la lettura delle dichiarazioni di Bertolaso. É tempo di fissare obiettivi nazionali, in alcuni casi persino sovranazionali, che le regioni devono rispettare, consegnando ai livelli territoriale la gestione e l’attuazione non la programmazione che, anche in realtà ritenute virtuose, consegna l’anarchia di cui parla.

Con un’ultima riflessione . L’involuzione del sistema sanitario Lombardo è dovuta alla politica, alle sue incapacità e alle scelte di chi da 30 anni governa. Non certo alla professionalità, alla dedizione, alla serietà di tanti operatori sanitari che spesso, hanno dovuto supplire alle mancanze di una governance confusa e contraddittoria”, conclude Girelli.

Redazione

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