Categorie: Economia

Confcommercio: 1831 euro in meno di consumi pro capite

 Crollano i consumi e aumenta il risparmio a causa dell’incertezza e della perdita di reddito. Lo affermano Confcommercio e Censis nel rapporto sull’impatto della pandemia su fiducia, prospettive e consumi e delle famiglie italiane. Nel 2020 il calo dei consumi e’ arrivato a 1.831 euro a testa a causa della perdita di reddito, dell’aumento dell’incertezza e soprattutto dell’oggettiva assenza di opportunita’ di consumo per chiusure e restrizioni varie. Un mix di concause che, di fatto – fa notare l’ufficio studi Confcommercio – ha fatto crescere in misura inconsueta il risparmio precauzionale: +82 miliardi di euro nella media del 2020, di cui 66 miliardi detenuti in forma liquida, “creando cosi’ una sorta di ‘molla’ compressa per la ripresa, pronta a scattare quando le restrizioni alla mobilita’, ai consumi e alla socialita’ saranno completamente rimosse”. “Uno scenario – sottolinea lo studio – dal quale dipende fortemente la valutazione prospettica che possiamo fare per il futuro: un 2021 di ripresa, ma ancora difficile e certamente insufficiente a recuperare le perdite del 2020. Anche perche’, mentre sul reddito disponibile dovremmo recuperare, come reddito da lavoro e capitale, come consumi dei 1.831 euro di perdita ne recupereremo solo 638, restando distanti dal livello gia’ depresso del 2019 di circa 1.200 euro”.

In generale, sembra esserci una riscoperta dell’abitazione come luogo che produce benessere e, complici anche i diversi incentivi alle ristrutturazioni e alle manutenzioni straordinarie, un po’ tutta la casa potrebbe essere interessata da una crescita della spesa per consumi. L’automobile, anche per la transizione verso l’elettrico, costituira’ un altro polo attrattore di spesa. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, gli acquisti maggiormente “stimolati” sono stati dispositivi hardware (22,8%), abbonamenti a Pay Tv e piattaforme televisive in streaming (18,8%), installazione di connessioni Internet piu’ veloci (18,7%). Inoltre, quasi il 18% delle famiglie ha modificato le abitudini alimentari cercando prodotti di maggiore qualita’. Per il 2021, gli italiani – sottolinea lo studio – mettono al primo posto l’acquisto di prodotti tecnologici (32,9%), seguono elettrodomestici e mobili per la casa (31%) e quindi la ristrutturazione dell’abitazione (28,2%). Il rapporto fa notare poi “i comportamenti dettati dalla necessita’ derivante da restrizioni di reddito, ma sono percentuali perfettamente coerenti con quella frazione di famiglie, presumibilmente a basso reddito, afferenti l’area del lavoro indipendente piu’ colpito dalle restrizioni”. “E’ proprio qui – prosegue – che si e’ fatto ricorso alla sospensione del pagamento delle rate del mutuo o delle bollette o che si e’ provato a ottenere un prestito per motivi di liquidita’. Percentuali che – secondo Confcommercio – vanno sempre lette alla luce del concetto che la pandemia ha colpito in modo fortemente eterogeneo e i suoi danni sono stati concentrati su alcuni settori e su alcune categorie”. Quanto infine alla spesa alimentare, il Rapporto mostra che il 65,3% delle famiglie non ha mutato le proprie abitudini alimentari, ma poi ci sono i due blocchi, uno che ha “peggiorato” le proprie condizioni e va a caccia di sconti e sceglie anche minore qualita’ (17,1%), l’altro che, nella logica di valorizzazione del tempo trascorso in casa, ha invece optato per la ricerca di prodotti di maggiore qualita’, sperimentando e innovando (17,6%).

Redazione

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