Categorie: Cultura

Destra-sinistra, specchio della Chiesa italiana

di Sergio Bianchini – La predica è una filosofia esortante, applicata al governo del popolo.

Ho ascoltato con particolare attenzione la predica domenicale nella bella chiesa ricolma di gente distanziata ma non tantissimo e con persone ridondanti sul sagrato davanti al portale aperto.

Ho nettamente percepito il prete come il filosofo militante di cui Marx affermava la necessità. In fondo l’antico ruolo della religione che non ha ancora trovato un sostituto nel mondo moderno.

Dopo le tre letture canoniche (Isaia, S.Paolo ai Corinzi e Vangelo di Giovanni) il prete si accinge alla predica. Tutte le letture convergono sulla potenza di Dio e sull’unione del figlio, Cristo, col padre.

L’oratore è giovane, sulla quarantina, con un fisico che spicca, alto e possente, atletico. Non è il parroco ma un ospite. Parla in modo perentorio senza cantilene lamentose e gestisce senza pause eccessive e lentezze motorie. Inizia invitando alla fede nell’onnipotente. Ma la fede come si manifesta? Con le opere, ma con quali opere? Non con l’attivismo caotico e sfrenato che a volte fa solo confusione. Ci vuole un attivismo che sia capace di esprimere il nostro essere. Il nostro essere cristiani e quindi, siccome Cristo fa come dice il padre cioè Dio, noi dobbiamo imitare l’uno e quindi anche l’altro.

E quale è l’essenza del metodo/insegnamento divino? Dare l’amore e la salvezza, cioè dare la vita e proteggerla dalla morte tramite la resurrezione e la vita eterna. Il nostro agire quindi deve opporsi alla routine, all’indurimento e deve confrontarsi ogni giorno con l’amore e la resurrezione. Resurrezione che io interpreto come prassi creativa.

Proprio in questo periodo stavo pensando che in Italia c’è troppa faziosità e spirito polemico. E il prezzo di questa distorsione è la mancanza, in tutta la società e in tutte le persone, di SPIRITO CREATIVO. Mi ero anche detto che tutti insieme dovremmo intonare l’antico canto di 1100 anni fa, il Veni Creator Spiritus, per provare ad entrare in un nuovo clima sia collettivo che individuale e far così germogliare idee, idee semplici, risolutive, unite a volontà tenaci e poi programmi di governo che ci facciano uscire dalla palude in cui siamo.

Ma da noi lo scontro tra i due schemi mentali, progressista e conservatore sembra insuperabile e inconciliabile. C’è proprio una carenza filosofica nel non comprendere che conservazione ed innovazione si sostengono a vicenda. Mi dico questo e penso subito anche alla lotta attuale interna alla chiesa tra tradizionalisti e riformatori.

Che parallelismo! La società si blocca nello scontro destra sinistra e la chiesa si dilania nello scontro tradizionalisti riformatori.

Sì, l’intreccio tra società italiana e chiesa cattolica è fatale per entrambe. Le dinamiche si riversano l’una nell’altra e creano per ora un vortice ingovernabile. Fino a quando durerà?

Sergio Bianchini – già preside, dirigente scolastico

Redazione

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