Categorie: Cultura

1° novembre – Le lümere non le abbiamo importate dagli Usa. Lo studio di Gilberto Oneto sui Quaderni Padani

di Stefania Piazzo – I Quaderni Padani di Gilberto Oneto sono stati un punto di riferimento per più generazioni di studiosi e appassionati lettori affamati di conoscenza della storia del proprio territorio. Mentre la Padania veniva derisa e ostracizzata, Oneto alzava l’insegna di un popolo e della sua identità. In un numero dei Quaderni, dedicò un proprio saggio sulle lümere.

Ecco cosa si legge…

“Nella pur rapida ricerca effettuata sulle lümere impiegate in Padania sono emersi
con grande chiarezza tutti i caratteri presenti nelle analoghe manifestazioni anglosassoni.
Risulta sicuramente primario il rapporto con la notte del 1° novembre e, molto spesso con i giorni che lo
precedono e lo seguono. In un caso il rito ha addirittura inizio alla fine di settembre e in un altro è stato indicato con sicurezza che continuasse fino all’Epifania. (…)
L’antico legame con banchetti rituali, libagioni e pasti da consumare con i defunti è confermato dalla grande resistenza delle usanze di confezionare dolci speciali (detti localmente “pan dei morti”, “ossa dei morti”, eccetera) e di apparecchiare la tavola per i morti la sera del 1° novembre che si riscontrano un po’ ovunque.
Sulla condivisa ritualità si sovrappongono diversi dettagli locali sempre però caratterizzati
dall’impiego di cibi semplici e poveri: si tratta a volte di scodelle di latte e castagne, piatti di caldarroste e bicchieri di sidro, fino a semplici recipienti di rame riempiti d’acqua per placare la “sete dei morti”.
La preparazione delle lümere segue linee estremamente omogenee. Si tratta innanzitutto di una incombenza sempre affidata ai bambini e sotto la direzione degli anziani. La zucca viene
svuotata, vengono incisi i buchi degli occhi, del naso e della bocca e vi viene introdotta una candela”.

Sul forte radicamento della tradizione in Padania, Oneto scrive ancora con chiarezza che “Oltre che per spaventare la gente e organizzare burle, le lümere vengono anche collocate lungo le strade, vicino alle chiese e ai cimiteri per “illuminare la strada alle anime” e far loro ritrovare il cammino da un mondo all’altro. Esse hanno anche funzione decorativa: la sera del 31 ottobre vengono accese dai bambini
di casa e poste sui davanzali delle finestre, sui balconi, sulla porta di accesso, sui piloni dei cancelli, sui muretti attorno alla casa). (…) .

Ma Oneto precisa anche che “L’impiego sistematico delle lümere è continuato, secondo quasi tutte le testimonianze raccolte, con grande vigore fino agli anni ‘50 e ha da allora continuato ad affievolirsi. Ha ritrovato una certa fortuna in tempi più recenti grazie all’acquisizione di abitudini di importazione
americana di cui si è però smarrito l’antico legame con la nostra tradizione”.

Al punto da apparire come un fenomeno di pura importazione. “Secondo gran parte delle testimonianze raccolte, le zucche scavate e illuminate venivano chiamate lümere in Lombardia, in Emilia e in Piemonte, lumere nel Veneto Occidentale, lumazze nel Polesine e in Romagna. E’ stata anche raccolta testimonianza di alcune limitate varianti locali che le indicano come teste da mort a Biella, e mortesecche a Lucca. Si tratta, soprattutto in questi ultimi casi, di denominazioni che rafforzano il legame con l’originario
simbolismo delle teste tagliate dei Celti”.

Che oggi questi giorni siano diventati un secondo carnevale lo dicono i fatti., e Oneto stesso concorda con l’allora commento di Ernesto Galli della Loggia* che scriveva di come Halloween e le sue zucche non avessero nulla a che vedere con l’Italia. “Almeno su questo ha tutte le ragioni: le lümere sono una bella espressione di antico celtismo e di ritrovata padanità”, chiosava Oneto, dimostrando nel suo saggio le origini profondamente padane della tradizione.

L’informazione, la comunicazione, i Comuni, le scuole, sono in grado di riappropriarsi della propria storia o le zucche vuote sono diventate il simbolo di una profonda ignoranza di sè e di chi siamo?

(Corriere della Sera del 2 novembre 1998 editoriale di Ernesto Galli della Loggia titolato “Feste, fantasmi e zucche vuote”)*

https://archivio.associazionegilbertooneto.org/ARCHIVIO/PDF/Quad_21.pdf

Stefania Piazzo

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