Categorie: Cronaca

Siccità, arrivano i commissari del governo. Ma non è troppo tardi? Italia a secco da mesi, la scure dei licenziamenti si avvicina

La siccità non nasce ieri. Neppure l’altro ieri. Ora il governo prova a controllare e gestire i danni del cambiamento climatico con la nomina di commissari per l’emergenza. Non è troppo tardi? Nei passati governi cosa è stato fatto? Ora si registra la cronaca di una crisi idrica stra annunciata e conclamata.

“A ora non c’è ancora un nome” sul commissario alla siccità. Ma “ci possono essere anche più commissari per quanto riguarda le opere”. Così il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin a Radio Anch’io. “La nomina di un commissario – ha spiegato – serve per dare una sorta di pieni poteri in emergenza a qualcuno che possa superar passaggi burocratici”.

 “Una proposta completa e coordinata, che coinvolge tutti i ministeri che hanno competenza sul tema e accelera gli interventi urgenti e necessari attraverso lo strumento del decreto-legge che conterrà importanti semplificazioni. Un primo pacchetto sarà pronto già nelle prossime ore per agire con tempestività”. Così il viceministro all’Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava sulla cabina di regia istituita a Palazzo Chigi per affrontare il tema della crisi idrica.

Ma le conseguenze sono già davanti alla porta di casa.

 “L’ipotesi di cassa integrazione per gli operai irrigui, paventata da un Consorzio di bonifica piemontese, è la più plastica dimostrazione dei rischi, che la siccità comporta anche per l’indotto idrico”: a rendere nota l’evenienza è il Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), Massimo Gargano, intervenuto ad un webinar organizzato dalla Fondazione Ezio Tarantelli. Secondo l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, è questa l’immagine di una settimana, dove la siccità continua a persistere sull’Italia settentrionale e, in assenza di serbatoi diffusi, le piogge non riescono più a recuperare un equilibrio idrico largamente deficitario. La grave crisi idrica della Lombardia non dà segnali di miglioramento: decrescono le portate dei fiumi Adda (sceso a 52 metri cubi al secondo), Serio ed Oglio (ora su livelli inferiori anche al 2022), Mincio (penalizzato dalla riduzione di portata erogata dal lago di Garda). L’entità delle riserve idriche risulta in calo, deficitaria rispetto alla media storica (-55,9%) ma superiore allo scorso anno (+12,59%). Tra i grandi bacini naturali, tutti sotto media, restano invariati i livelli del Verbano (38,5% di riempimento), calano quelli del lago di Como (18,2% di riempimento), mentre crescono leggermente quelli dell’Iseo (15,7% di riempimento) e del Benaco (37,1% di riempimento) che, nonostante l’ulteriore riduzione di 1 metro cubo al secondo nelle portate erogate, rimane vicino al minimo storico. In Piemonte, aumenti di portata si registrano per i fiumi Pesio, Stura di Demonte e Tanaro, mentre calano Orco, Sesia e Stura di Lanzo; piogge praticamente assenti nella confinante Valle d’Aosta, dove però è cresciuto il manto nevoso, che raggiunge i 157 centimetri a Valtournenche sulla Grandes Murailles.

 Per quanto riguarda il fiume Po, si registra una leggera ripresa nell’area deltizia, seppur continui a fluire al di sotto minimi storici in numerose stazioni di rilevamento a monte, scendendo a Piacenza addirittura 100 metri cubi al secondo sotto il precedente record negativo (fonte: ARPAE). Nel resto dell’Emilia-Romagna, dove si sono registrate precipitazioni significative sia sulle pianure costiere a Sud della foce del Reno (mm. 44) che sui rilievi romagnoli (mm. 23), exploit dei corsi d’acqua di origine appenninica: il Savio raggiunge una portata di quasi 70 metri cubi al secondo, il Reno sale a mc/s 8,18, la Secchia segna un incremento di oltre 10 metri cubi al secondo e l’Enza di mc/s 11,5. Sui bacini di pianura e di montagna occidentali, la pioggia caduta è inferiore ai 10 millimetri. In Liguria, le piogge sono state abbondanti sull’Appennino (fino a 40 millimetri) e sul Levante, mentre hanno scarseggiato sulla provincia di Genova e sul Ponente; le nevicate più abbondanti si sono registrate però sui monti del Savonese (ad Osiglia: cm. 48 ). I fiumi non paiono tuttavia avere beneficiato significativamente delle precipitazioni: il livello dell’Entella è più basso di circa 80 centimetri rispetto alla media, mentre il Magra è oltre mezzo metro sotto il livello consueto di Febbraio; deficitari sono anche i livelli di Vara (cm. 88 contro una media di cm. 93,1) ed Argentina (cm. 104 invece di cm. 132 ca.). In Veneto, dove le precipitazioni sono state di entità limitata ed il manto nevoso si aggira sui 46 centimetri (il record è a Monti Alti di Ornella sulle Dolomiti di Fassa: cm. 104) calano i livelli dei fiumi Piave, Livenza e Brenta; stabile il Bacchiglione, mentre cresce l’Adige, portandosi sopra i livelli del 2022 e del 2017 (fonte: ARPA Veneto). Piogge scarse e nevicate modeste si sono registrate anche nel vicino Friuli Venezia Giulia: a Tarvisio, in 2 giorni, sono caduti 10 centimetri di neve. “Nonostante le precipitazioni, la situazione idrica dell’Italia settentrionale non migliora sostanzialmente – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – E’ necessario realizzare nuove infrastrutture, capaci di capitalizzare le risorse idriche quando arrivano; per questo, sollecitiamo il Governo, di cui apprezziamo l’attenzione al problema, ad intervenire concretamente, destinando adeguate risorse dopo le condivise scelte della cabina di regia sulla siccità.”

Redazione

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