Categorie: Cronaca

Le pesanti accuse alla polizia penitenziaria. La Procura: messa in scena per giustificare lesioni a detenuti

Foto false in celle vuote per dimostrare la pericolosità dei detenuti. Dovranno rispondere anche di questo gli agenti della polizia penitenziaria accusati di violenze ai danni di prigionieri nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Caserta. In mano alla procura, vi sarebbero chat con messaggi al vaglio dei magistrati:”con discrezione e qualcuno fidato fai foto a qualche spranga di ferro”, “in qualche cella in assenza di detenuti fotografa qualche pentolino sul fornellino, anche con acqua”. Una dinamica documentale che, per gli inquirenti, doveva sostenere la ritenuta falsa rappresentazione dell’utilizzo di tali oggetti per azioni violente da parte dei detenuti. Stando a quanto riporta la procura ed emerso nella conferenza stampa di oggi, sarebbe poi stato redatto un verbale rappresentativo di una perquisizione, considerata mai avvenuta, con il rinvenimento falso di oggetti per l’offesa. Sarebbe stata messa in atto la “messa in scena”, come spiega la procura, per accreditare la tesi secondo cui le lesioni subite dai detenuti sarebbero state causate dalla necessità di vincere la loro resistenza. 

 “Violenze, intimidazioni e umiliazioni di indicibili gravita’, indegne per un Paese civile che annovera fra i principi costituzionali quelli del rifiuto del trattamento inumano dei detenuti e della finalita’ rieducativa della pena”. Cosi’ il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere scrive nell’ordinanza a carico dei 52, tra agenti e dirigenti, accusati di violenze a carico dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere. “Senza tema di smentita – scrive il gip – si tratta di uno dei piu’ drammatici episodi di violenza di massa perpetrato ai danni dei detenuti in uno dei piu’ importanti penitenziari della Campania: un orribile mattanza per ottenere obbedienza”.

Quello che e’ emerso da dichiarazioni e intercettazioni e’ che a tutti i detenuti del reparto Nilo sia stato impedito anche il ricorso alle cure mediche e terapie per evitare che ci fossero prove delle lesioni, i cui segni erano presenti anche dopo 10 giorni dalle percosse. Molti detenuti, infatti, avevano traumi facciali, all’orecchio e fratture visibili anche a diversi giorni di distanza dal pestaggio. Per gli abusi, pestaggi, lesioni maltrattamenti e comportamenti inumani nei confronti degli indagati e’ stata ritenuta la gravita’ per i delitti di concorso in tortura ai danni di 41 detenuti, delitti di maltrattamento aggravato ai danni di 26 detenuti e concorso in lesioni personali volontaria consumate ai danni di 130 detenuti. Inoltre, attraverso falsi documenti, erano stati accusati 14 detenuti, pur sapendoli innocenti, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni con condotte inesistenti e sottoposti all’azione disciplinare maggiormente afflittivo. Inequivocabili, per il gip, sarebbero stati anche i numerosi tentativi di depistaggio messi in atto dopo l’accaduto, come si legge dalle chat, come quello di fare delle foto a finti arsenali e pentole con acqua e olio bollente che sarebbero stati trovati nelle celle dei detenuti.

Redazione

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