Categorie: Cronaca

La “Rimborsopoli” lombarda va in archivio. Rizzi: “Dopo 12 anni finisce un incubo. Ma se questa è giustizia…”

di Stefania Piazzo – Ad essere giustizialisti il passo è breve. Diventa biblico invece aspettare il riscatto da una inchiesta che media e opinione pubblica del qui e ora trasformano in condanna definitiva.

La vicenda risale a circa 12 anni fa e solo dopo 12 anni arriva la pietra tombale sopra. Per tutti tranne che per tre consiglieri regionali. Ma la partita di “rimborsopoli” al Pirellone per le note spese contestate, denunciate e passate per più gradi di giudizio, mancava la Cassazione, è una vicenda archiviata. Finisce nel niente…

“Contro la politica si scatenano spesso e volentieri i cori da stadio, gli hooligans della politica, appunto. Nel frattempo una esperienza amministrativa si interrompe bruscamente, con l’onta del pubblico ludibrio. Che il tempo sia galantuomo a volte non serve, nessuno ti risarcisce per il danno di immagine e per il tritatacarne mediatico che ti annienta”, racconta a la nuova Padania Monica Rizzi, tra i protagonisti di questa vicenda. Assessore regionale nell’ultima giunta Formigoni, era come altri finita sotto accusa per i rimborsi per i quali, secondo l’accusa, non c’erano presupposti di rimborso. Ed essendo soldi pubblici, da qui la macchina giudiziaria…

Rizzi, cosa è accaduto, in sostanza?

“La Cassazione ha azzerato, in parte per prescrizione in parte riqualificando le accuse e dichiarandole prescritte, le condanne del maxi processo sulla cosiddetta “rimborsopoli”. Nel mio caso si trattava, lo posso dire con la massima trasparenza, di pranzi di lavoro istituzionali. Sotto accusa è finita la modalità con cui queste note spese venivano poi registrate. Da qui a pensare che io mi fossi arricchita per pochissime migliaia di euro, per attività amministrative, ce ne passa. E infatti nel corso del dibattimento era emersa con chiarezza la mia posizione. Gli stessi magistrati sapevano che saremmo arrivati alla chiusura del cerchio, e ora arriva la conferma”.

Che cosa le lascia questa esperienza?

“Veda lei. Dodici anni, una entità infinita di tempo, tra tribunali, avvocati, sentenze, energia sottratta alla mia famiglia, al lavoro, alla mia vita. Alla nostra vita, perché non sono stata la sola a pagare per niente…”.

E’ tempo di cambiare l’approccio nella valutazione dei reati nella pubblica amministrazione?

“I magistrati sono un cardine della democrazia, devono far rispettare la legge. Devono poter accertare i fatti. Ma lei pensi che in questa vicenda ci sono eventi contestati che risalgono al 2009. Siamo a fine 2022. Ora, come si fa a pensare che per così tanto tempo non si riesca a chiudere in tempi umani, civili, per tutti? Dov’è il rispetto dei diritti della persona? Processi veloci vuol dire tornare a fare quello che si faceva prima, tornare alla normalità senza questo macigno che ti senti addosso, con le incognite del caso, perché è vero che la legge è la legge, ma quanti errori giudiziari ci sono, riconosciuti quando ormai è troppo tardi? O quanti impedimenti e giudizi morali che diventano insindacabili ti porti addosso per non aver alla fine fatto nulla di illecito?”.

Oltre a lei, sono state cancellate senza rinvio anche le condanne di Massimiliano Romeo, di Renzo Bossi, di Angelo Ciocca. Per altri è intervenuta la prescrizione.

“Sono felice per tutti coloro che vedono ripristinato l’ordine delle cose. Questa vicenda ci insegna che, in generale, il pregiudizio verso la politica è frutto di un accanimento sociale pericoloso. Politici uguali ladri, farabutti, disonesti. Senza sapere di che si parla! E senza considerare la responsabilità che si ha quando si ricopre un ruolo pubblico, quando si firmano degli atti. Basta poco, o nulla, per finire a processo. Penso ai tanti sindaci che vanno in tribunale perché la cerniera di una porta di un asilo si rompe e rispondono per lesioni e vanno nel penale. Non si può pensare di poter governare un territorio con il terrore di essere indagati perché la legge prevede che tu sia perseguito e finisca pure in galera”.

E adesso?

“Adesso vado avanti a fare quello che faccio da anni. Faccio politica sul territorio, credo arriverà il momento in cui tutti i nodi verranno politicamente al pettine. Tanti sono già arrivati, mi pare. Sono responsabile organizzativo federale di Grande Nord, movimento fondato e presieduto da Roberto Bernardelli. Credo che le prossime regionali saranno una bella occasione per inaugurare un percorso di qualità nella politica lombarda”.

Da donna lombarda, lei che aspettative ha?

“Indovini”.

Stefania Piazzo

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