Nella settimana 24-30 giugno il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE conferma, rispetto alla settimana precedente, la costante riduzione dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e l’ulteriore rallentamento sul fronte dei decessi. Relativamente ai casi totali, si rileva un incremento medio giornaliero dello 0,1%, a fronte di un’ulteriore riduzione dei tamponi diagnostici. In sintesi:
«In un contesto di generale stabilità del quadro epidemiologico nazionale – afferma il Presidente Nino Cartabellotta – abbiamo approfondito un tema trascurato negli ultimi tempi, ovvero il contagio degli operatori sanitari che durante questi mesi hanno pagato un prezzo molto alto condizionando anche l’evoluzione dell’epidemia. Infatti, oltre alla riduzione della “forza lavoro”, gli operatori sanitari contagiati sono divenuti inconsapevoli veicoli di infezione, in particolare dei pazienti più fragili».
FONTI DEI DATI. I dati sui contagi degli operatori sanitari sono resi disponibili dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) tramite un’infografica, evoluta in una dashboard web dal 25 giugno, e il bollettino epidemiologico. La disponibilità di dati da fonti regionali non consente analisi sistematiche in quanto parziale e/o occasionale. In ogni caso, se il numero totale di contagi e decessi viene costantemente aggiornato dall’ISS, i dati di dettaglio risalgono tutti al mese di aprile. In dettaglio:
RISULTATI
Rispetto alla continua crescita dei contagi tra operatori sanitari, un dato di particolare rilievo che dal 4 maggio al 30 giugno sono stati identificati 7.596 operatori sanitari positivi, che corrispondono al 26,5% dei 28.640 nuovi positivi in Italia per lo stesso periodo. «Davanti a questi dati – precisa Cartabellotta – il dubbio sorge spontaneo: è possibile che mesi dopo l’inizio dell’epidemia non siamo ancora in grado di garantire agli operatori sanitari il massimo livello di protezione con adeguati dispositivi di protezione individuale e protocolli di sicurezza? O questi numeri devono essere piuttosto interpretati alla luce della massiccia attività di testing condotta su questa categoria professionale, che ha permesso di identificare un numero molto più elevato di positivi rispetto alla popolazione generale?».
«La Fondazione GIMBE – conclude Cartabellotta – ritiene inaccettabile la mancata disponibilità di dati analitici relativi alla distribuzione regionale, al contesto assistenziale e al ruolo/qualifica professionale degli operatori sanitari contagiati che consentirebbero di comprendere meglio il fenomeno e mettere in atto le opportune strategie preventive a tutela degli operatori e dei cittadini. L’ennesimo “buco nero” su una delle principali determinanti della diffusione dell’epidemia nel nostro Paese».
Il monitoraggio GIMBE dell’epidemia di COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org
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