di Gi. Ca. – “Per trasformare l’Italia occorre un progetto politico serio, non accozzaglie e larghe intese. Diciamolo adesso qui: noi non ci saremo”.
Sono parole del leader dei cinque stelle Giuseppe Conte.
È comprensibile che in campagna elettorale si stia un po’ sopra le righe ma queste parole dette da chi, pur di stare al potere, ha governato con tutti proprio stonano.
Nel 2018 i cinque stelle sono stati i vincitori delle elezioni grazie al loro profilo anticasta molto pronunciato. Poi sotto col governo gialloverde guidato dallo stesso Conte che iniziava la sua attività politica direttamente saltando la gavetta e facendo il presidente del consiglio. Appena caduto quel governo, per non perdere il potere subito una bella alleanza col PD, cambiando alleati come quindicenni che cambiano fidanzatini ogni tre giorni.
Quando la situazione del governo Conte bis è diventata imbarazzante e insostenibile e si è arrivati al governo Draghi; Conte defenestrato da Palazzo Chigi ha prontamente riposizionato il partito nella nuova maggioranza di larghe intese.
Stesse larghe intese su cui si regge un governo ancora in carica appoggiato da chi oggi dice di non avere niente a che fare con simili accozzaglie.
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