Un “annuncio positivo, ma che fa sorgere alcuni dubbi”. Il giorno dopo, il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, conferma le perplessità sulla direttiva firmata ieri dal premier Mario Draghi per la declassificazione degli atti che riguardano Gladio e la P2, con riferimento ai documenti relativi alle stragi di piazza Fontana, Gioia Tauro, Peteano, questura di Milano, piazza della Loggia, Italicus, Ustica, stazione di Bologna e Rapido 904. La direttiva “è positiva, siamo favorevoli”, premette Bolognesi parlando con la ‘Dire’. Ma senza nascondere i dubbi legati anche all’esito della prima direttiva, la cosiddetta direttiva Renzi del 2014. Intanto “come mai desecretano atti, quelli su Gladio e P2, che ci avevano detto essere già desecretati?”, si chiede. Ma il punto principale per Bolognesi è “come questi documenti verranno desecretati”. Perché “se chi desecreta è lo stesso che ha secretato è una presa in giro, bisogna che questo lo sappiano i cittadini italiani. Il regolamento dell’archivio dei servizi segreti è segreto di stato. Bisogna che criteri di archiviazione diventino una cosa pubblica, altrimenti mai saprai cosa hanno secretato”. La richiesta dei famigliari delle vittime della strage alla stazione è dunque che la desecretazione venga eseguita da terzi, ad esempio da archivisti “dell’archivio generale dello Stato”. E che l’operazione venga condotta “per serie archivistica, non singolarmente”. Perché “se intervieni a spot rischi di spaccare gli archivi e rendere la cosa ancora più complicata”. Non deve insomma ripetersi per Bolognesi la situazione che si è verificata con la direttiva Renzi, dove un comitato speciale “ha deciso cosa dare e cosa non dare”, e spesso nei documenti forniti erano omessi nomi e località. Invece “desecretati vuol dire visibili”, obietta Bolognesi. “Queste precisazioni- aggiunge il rappresentante dei famigliari delle vittime della bomba alla stazione, ieri al 41esimo anniversario- è bene farle adesso, perché non vorrei che Draghi cadesse nello stesso errore che hanno fatto gli altri”.
Photo by Cristiano Pinto
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