Categorie: Cronaca

Caraibi cinesi, l’ultima conquista di Pechino

di Luigi Basso – I segnali di un iperattivismo cinese nei perigliosi (politicamente) mari dei Caraibi si stanno intensificando sempre di più.
Da tempo Pechino ha stabili legami economici con molti paradisi caraibici: banche, investimenti in infrastrutture, porti, acquisti di ville da nababbi, resort a 5 stelle, strade, aeroporti, strutture sportive, casinò.
Insomma, i funzionari del Partito Comunista Cinese hanno indossato giacca e cravatta e, assunte le fattezze di gentili e affettati signori d’affari, hanno inondato i paesi caraibici di soldi e materiali.


Gli USA e la Gran Bretagna – che in quelle isole ha una parte di quel che rimane dell’Impero – hanno guardato, forse anche in modo troppo compiacente.
Ora che le elezioni americane sembrano essere andate secondo le preghiere (laiche) dell’Imperatore Comunista a vita Xi Jinping, Pechino ha alzato il livello dell’ingerenza.
Ovviamente la futura vittoria del super globalista Biden, col figlio inguaiato pesantemente e una vice ancor più globalità di lui, ha reso i cinesi spavaldi e li ha spinti ad abbandonare la loro tradizionale prudenza.
Ora si sentono pronti all’ultimo Grande Balzo e hanno spostato la loro attività sul piano politico e militare.


Il Presidente della Commissione Esteri del Parlamento Britannico, Tom Tughendat, uno che non parla a vanvera, ha dichiarato che dietro il tentativo di Barbados di lasciare il Commonwealth ci sarebbero proprio i consiglieri politici cinesi.
Il prossimo passo, dicono dagli USA e da Londra, sarà la costruzione di basi militari cinesi a pochi chilometri dalle coste USA.
I funzionari del Partito Comunista nella loro 24 ore hanno sempre la mimetica militare con cui sostituire la pelle d’agnello di giacca e cravatta da business man.
Dato che i cinesi sono molto intelligenti dovrebbero, tuttavia, tenere a mente che gli ultimi che puntarono missili sugli USA dai Caraibi fecero una brutta fine e misero il mondo sull’orlo dell’autodistruzione.

Photo by Daniel Öberg 

Redazione

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