Sono gia’ 38 i Paesi nel mondo ad aver approvato l’uso del vaccino russo Sputnik V contro il Covid, ma manca ancora l’autorizzazione dell’Ema – finora non richiesta da Mosca – per farlo entrare nel novero di quelli acquistabili da Bruxelles e questo scoglio al momento non sembra essere destinato a essere superato. Nonostante cio’, le attenzioni dei Paesi continuano a crescere, dopo che la validita’ del siero sviluppato dalla Federazione russa ha ricevuto il ‘timbro’ della prestigiosa rivista Lancet che, sulla base di un’analisi degli studi clinici, ne ha confermato l’efficacia al 92%. Un risultato non scontato: l’estate scorsa, all’annuncio di Mosca di aver registrato, prima al mondo, un vaccino anti-Covid, la comunita’ scientifica e le autorita’ sanitarie internazionali avevano invitato alla cautela, preoccupate che il Cremlino avesse voluto bruciare le tappe sacrificando sicurezza ed efficacia del prodotto pur di tagliare il traguardo per prima. Anche il nome scelto era indicativo: ‘Sputnik V’, un riferimento al primo satellite artificiale ad essere mandato in orbita intorno alla Terra nel 1957, che segno’ la prima vittoria dell’Urss sugli Stati Uniti nella cosiddetta ‘space race’, tra le battaglie piu’ appassionanti combattute nella Guerra Fredda. Anche se i contatti sono stati avviati da tempo, l’autorizzazione per l’utilizzo di Sputnik V nel territorio Ue non e’ ancora stata richiesta formalmente all’Agenzia Europea del farmaco (Ema). “Siamo ancora in una fase preliminare, non di presentazione del dossier”, quindi anche se “ci sono stati degli incontri, l’iter autorizzativo formale non e’ stato ancora avviato. Bisogna fare delle cose prima di poterlo iniziare”, ha sottolineato Armando Genazzani, rappresentante italiano al Chmp (Committee for medicinal products for human use) dell’Ema.
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