“Nessuno puo’ ergersi a giudice, elargendo sentenze sommarie sull’operato di un medico o, ancor piu’ grave, di un’intera categoria professionale. Se, poi, a farlo e’ un medico, questo comportamento va contro i dettami del Codice deontologico. Che, all’articolo 58, raccomanda di improntare i rapporti tra colleghi ai principi di solidarieta’ e collaborazione e al rispetto reciproco. E impone di evitare, persino in caso di acclarato errore professionale di un collega, comportamenti denigratori e colpevolizzanti”. Lo dice il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, che si dice “amareggiato dalle diatribe sui social e nei salotti televisivi, che si sono fatte infuocate in questi ultimi giorni e che vedono medici accusare altri medici di aver prescritto terapie tardive o sbagliate, o di aver omesso le cure”.
“La ratio dell’articolo 58 non e’ certo quella di stendere un velo di omerta’ quando si viene a conoscenza di comportamenti errati o dannosi, che vanno anzi e senza indugio denunciati nelle sedi opportune: e’ proprio questo l’invito che facciamo ai colleghi, ove avessero segnalazioni ben precise e circostanziate da avanzare – continua Anelli -. Il Codice va invece nella direzione opposta, quella della trasparenza e veridicita’ dell’informazione, raccomandata anche da altri articoli. Il senso e’ quello di non disorientare il paziente o, in questo caso, l’opinione pubblica, ponendo dubbi che, a loro volta, aprono varchi nell’alleanza terapeutica, nel rapporto di fiducia tra il medico e il paziente, che e’ parte integrante del processo di cura”.
“Nello specifico, le terapie a domicilio sono state e sono portate avanti grazie alla professionalita’ dei medici del territorio. Medici che, di fronte a una malattia sconosciuta e ancora senza cure specifiche, hanno ragionato in autonomia e indipendenza sui protocolli stabiliti da Aifa e Ministero, protocolli a loro volta basati su evidenze scientifiche e studi clinici in continuo aggiornamento e avanzamento – argomenta -. Protocolli che permettono, ad esempio, in casi definiti e appropriati, l’uso del cortisone o degli antibiotici per evitare sovrainfezioni batteriche”.
“Non abbiamo bisogno, in questo contesto, di giudizi ex cathedra, generalizzati e senza cognizione di causa – conclude -. Non ne abbiamo bisogno come medici, e neppure come cittadini. Abbiamo invece bisogno di sapere che non esistono terapie miracolose che vengono tenute nascoste; e che i medici, negli ospedali e sul territorio, stanno operando nella maniera piu’ appropriata e professionale, avendo come faro il bene dei loro pazienti. Mi chiedo a chi o a cosa giovino certe polemiche sterili, se non, forse, a dissimulare e far passare in secondo piano problemi organizzativi e di sistema. Sono le organizzazioni che vanno migliorate, sono le reti assistenziali. I professionisti ci sono e stanno dando il massimo, anche ben oltre il loro dovere”.
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