Dal 17 ottobre al 17 novembre i casi Covid tra gli operatori sanitari, quelli rilevati in ospedale, sono pressoché raddoppiati: erano 1.377 e ieri hanno raggiunto i 3.088, con un trend in un solo mese di poco meno del +130%. Sono i numeri elaborati, su dati Inail e Iss, dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), categoria tra le più colpite: gli infermieri infettati da inizio pandemia ora sono oltre 121mila. Ovvero l’82% degli infettati tra gli operatori sanitari. “Sono numeri legati al fatto – spiega all’Adnkronos Salute Luigi Pais dei Mori, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Belluno e componente del comitato centrale Fnopi – che gli operatori sanitari sono stati i primi a essere vaccinati e con la riduzione della risposta anticorpale, ormai acclarata dalla scienza, hanno ricominciato a essere i più esposti al contagio. Ci aspettavamo che la durata media del vaccino, in termini di copertura non in termini di protezione dalla malattia grave, venisse a mancare. Non a caso abbiamo affrontato da tempo, con coerenza, la discussione, in termini di politica professionale, della terza dose”.
“Ci aspettiamo altrettanta coerenza – continua il presidente dell’Ordine degli infermieri di Belluno – dai colleghi nel sottoporsi al richiamo vaccinale, come hanno fatto fino adesso. Siamo la categoria più colpita dal virus e abbiamo pagato anche un caro prezzo in vite umane. Non rivivremo lo stesso incubo che abbiamo vissuto l’anno scorso solo perché in mezzo c’è la vaccinazione. E per questo è assolutamente necessario fare la dose booster. Per quanto ci riguarda l’eventuale obbligatorietà della terza dose è in coerenza con quanto la normativa ha già stabilito: eravamo d’accordo prima lo siamo anche adesso: il sanitario non può permettersi di non essere vaccinato, sia per se stesso sia per gli assistiti”, ha concluso Pais dei Mori sottolineando che la percentuale dei no vax nella professione è bassissima “il nostro centro studi stima lo 0.35% di infermieri non vaccinati per motivazioni ideologiche. Presumibilmente ci sarà la stessa percentuale per la terza dose”.
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