Categorie: Scienza

Bonus per i monopattini ma zero fondi per la ricerca a Brescia sulla variante “buona” del coronavirus. La denuncia dei virologi

Bonus monopattini? Presenti. Lotteria se paghi col bancomat? presente. Fondi per la ricerca pubblica sul coronavirus? La prossima volta, forse. Infatti continuano gli studi sulla variante ‘buona’ di coronavirus Sars-CoV-2 isolata prima dell’estate dal Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili di Brescia, diretto da Arnaldo Caruso. Ma la situazione paradossale è che mentre si cerca di arginare il contagio e studiare farmaci e accelerare sul vaccino, lo Stato non investe un euro per proseguire su ricerche che fanno la differenza nell”evoluzione della lotta al covid.

“Abbiamo pubblicato quel lavoro sul ‘Journal of Translational Medicine’ – fa il punto con l’Adnkronos Salute l’esperto, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv) – Ora la diffusione di questo virus”, che si presentava “estremamente meno potente” e “geneticamente mutato”, è “oggetto di studio. Stiamo facendo analisi a tappeto su tutti i campioni che ci sono pervenuti da maggio in poi. Ma un po’ per la situazione diagnostica contingente che ci impegna molto, un po’ per l’assenza di risorse specifiche, ogni centro di ricerca coinvolto sta cercando di andare avanti con il poco che ha“.

“Non scordiamoci – sottolinea infatti lo specialista, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia – che non disponiamo di fondi ministeriali, né sono previsti in futuro. Facciamo il possibile con quello che abbiamo, ma le risposte che cerchiamo si possono avere soltanto con studi approfonditi che richiedono del tempo”, precisa. 

La ricerca pubblicata, ricorda Caruso, “dimostra che la variante isolata presenta delle mutazioni uniche”. Gli elementi emersi “fanno pensare che il patogeno della Covid-19 più in là tenderà a prendere su di sé altre mutazioni, e l’auspicio è che queste mutazioni lo possano portare in futuro ad essere sempre meno aggressivo”.

Già annunciando la scoperta l’esperto aveva precisato che la ‘tregua’ concessa dall’epidemia nei mesi più caldi era presumibilmente legata a “un andamento stagionale dell’infezione”, più che a un cambiamento del nuovo coronavirus. E ancora oggi Caruso puntualizza: “Noi non ci aspettiamo che varianti più miti possano prendere immediatamente il posto del ceppo più aggressivo. Sarà una cosa che vedremo nel tempo, ma che possa avvenire è una speranza – conclude – anche per alleviare la sintomatologia di questa malattia”.

Redazione

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