“La scelta di far rimanere lì le persone che hanno subito le violenze da parte della polizia penitenziaria credo sia molto grave, non una scelta saggia del Dap”. La pensa così Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, interpellata sui fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a margine di un incontro sul tema “La salute mentale nei luoghi di privazione della libertà personale” in corso nell’auditorium della Regione Campania al centro direzionale di Napoli. “Il nuovo capo del Dap – osserva – ha ricevuto in eredità questa situazione, ma credo che fosse chiara da mesi e che serviva un intervento. Sono rimasti nel carcere sia gli aggressori che gli aggrediti”. Bernardini parla delle violenze nel penitenziario come di una “azione pianificata, come ce ne sono state in altre carceri” ma chiede anche di tenere conto “che la violenza nei confronti delle persone detenute è creata dalla stessa struttura che le ospita. È proprio il carcere, per come è concepito e amministrato oggi, a essere criminogeno non solo perché farà poi uscire persone che non saranno in grado di reinserirsi, ma anche criminogeno nella vita quotidiana”. La presidente di Nessuno Tocchi Caino chiede che vengano “riconcepite le pene, che non devono essere per forza il carcere. La capienza regolamentare non viene mai rispettata, i parametri degli organici di polizia, educatori, assistenti sociali non sono mai rispettati, allora quello non è il carcere concepito dalla nostra costituzione ma è un carcere fuorilegge. Marco Pannella definiva lo Stato un deliquente professionale, credo che non si sbagliava. Chi è in carcere e sconta una condanna è nelle mani dello Stato, uno Stato che si comporta spesso da fuorilegge. Questo è molto grave in termini di democrazia per il nostro Paese”. (Fonte Dire)
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