di Luigi Basso – Dopo il bando comminato dai social a Trump, Presidente in carica degli USA, a causa dei disordini del 6 gennaio a Capitol Hill, stiamo assistendo ad un florilegio di iniziative simili e, se possibile, ancora più pesanti.
Deutsche Bank e Signature Bank, due istituti di credito con i quali il Trump imprenditore lavora, hanno comunicato che non faranno più affari col tycoon (fonte: Bloomberg): addirittura Signature Bank, una banca privata, ne ha chiesto le dimissioni da Presidente.
Il sindaco di New York ha comunicato a Msnbc che il Comune rescinderà tutti i contratti in corso con la Trump Organization, un’impresa privata, per un controvalore di 17 milioni di dollari. Una miriade di aziende private hanno comunicato che non daranno più contributi o donazioni a Trump ed ai politici che lo sostengono: dagli alberghi Marriot a Morgan Stanley, dalla Coca Cola, a Walmart e General Motors.
Perfino un Golf Club di Trump si è visto arrivare la disdetta di un importante torneo, perché gli organizzatori non vogliono essere accostati al Presidente degli USA.
I Democratici, intanto, proseguono nel loro tentativo di processare Trump per inibirgli anche la sola possibilità teorica che si ripresenti nel 2024.
Ciò a cui stiamo assistendo oggi è l’assassinio politico e civico di Trump.
Corrisponde alla “capitis deminutio” prevista anticamente dal diritto romano: ovvero la perdita completa di tutti i diritti civili e politici inflitta al condannato per gravi misfatti.
Anche oggi, tutti gli ordinamenti giuridici prevedono forme di “capitis deminutio” in determinati casi: in Italia il fallito, per esempio, subisce interdizioni, così come i condannati per gravi reati.
Tuttavia, il “caso Trump” impressiona per due motivi.
Il primo.
Trump non ha subito alcuna condanna per i fatti del 6 gennaio, la “capitis deminutio” non si basa sulla sentenza di un Tribunale, ma su di un Diktat politico, una Fatwa politica: persino nell’epoca buia dell’URSS di Stalin si inscenava almeno un processo farsa contro gli avversari da eliminare, giusto per salvare le apparenze.
Il secondo.
La “capitis deminutio” alla quale è condannato Trump non è prevista da alcuna legge né norma, in barba a qualunque principio giuridico.
In questi giorni, proprio in riferimento alla “capitis deminutio” di Trump, si sente ripetere che i social, le banche e le altre aziende coinvolte sono “private” e, quindi, possono fare quello che vogliono.
La frase illustra chiaramente l’abisso morale e civico in cui siamo sprofondati.
Chi svolge servizi di pubblico interesse, (dalla Banca al bar) rivolti genericamente al pubblico, non può rifiutare di contrattare per motivi razziali, religiosi o politici.
Photo by Charles Deluvio
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