Categorie: Politica

Roma Capitale e il suo residuo fiscale: 10 miliardi dal Recovery Fund. Alla faccia dell’autonomia di Lombardia e Veneto

di Cassandra – L’amico del la nuova Padania, Ettore Beggiato, mi ha inviato un articolo pubblicato sul sito serenissina.news, in cui si ripercorre uno degli ultimi provvedimenti del Parlamento. Il testo è divertente e, nel contempo, pone una serie di riflessioni. La prima è il silenzio del Nord.

Il servizio, a firma di Alvise Fontanella, scrive che “L’autonomia, politica e finanziaria, finalmente il governo e il Parlamento italiano la concedono. Ma non al Veneto, non alla Lombardia, che la chiedono dal 2017, in Veneto dopo uno storico referendum nel quale una maggioranza schiacciante ha approvato la richiesta di dare alla Regione i maggiori poteri previsti dalla Costituzione (…). No, l’autonomia, i maggiori poteri e i soldi, il Parlamento italiano li concede volentieri, ma non al Veneto, non alla Lombardia: li concede a Roma”.

Tutto ruota attorno all’ordine del giorno, prima firmataria Giorgia Meloni, approvato il 27 dicembre 2020. I sì sono 478, 7 i contrari, 6 gli astenuti.

Cosa prevede l’ordine del giorno? Impegna l’esecutivo “ad attivare in tempi immediati ogni misura necessaria a garantire il completamento del trasferimento dei poteri a Roma Capitale“, con adeguate “risorse e beni necessari per il miglioramento della qualità della vita e dei servizi e il raggiungimento degli standard delle altre capitali europee”.

In più si prevede anche di “individuare le risorse per organizzare e promuovere eventi celebrativi del 150° anniversario della proclamazione di Roma Capitale d’Italia”.

E siccome l’anniversario è il 3 febbraio prossimo, occorrerà dirottare delle risorse a breve.

Ecco la soluzione: dal Recovery Fund pare siano stati destinati 10 miliardi a Roma Capitale.

Ma chi ha votato l’ordine del giorno? Tutti, in pratica, tranne alcuni. E tra quegli “alcuni” solo due parlamentari veneti targati Lega: “si tratta di Mirco Badole, di Agordo, e Sergio Vallotto, di Noale“, ricordano su Serenissima.news.

A quanto pare nessun sussulto per l’autonomia ferma al palo da anni e il referendum dimenticato del 2017. Poi non dicano che è colpa del Covid.

Tra gli altri No all’ordine del giorno ci sono, riporta il blog, “Silvana Comaroli, cremonese, della Lega, e Luciano Pizzetti, pure lui cremonese, ma del Pd. E hanno votato no anche Alessandro Melicchio, calabrese, e Alberto Manca, sardo, entrambi dei Cinquestelle. E infine Francesco Scoma, siciliano di Italia Viva, il partito di Renzi. Anche al Sud, giustamente, c’è chi si ribella!”.

Gli astenuti? “Sono Vittorio Sgarbi, del gruppo misto, eletto in Emilia Romagna, e una pattuglia di leghisti: Guglielmo Golinelli, bolognese, Flavio Gastaldi e Lini Pettazzi, piemontesi, Alberto Ribolla, bergamasco, e il milanese Luca Toccalini”.

Ma un passaggio dell’ordine del giorno è interessante: “Roma, in antitesi a una purtroppo diffusa e falsa notizia, ha un residuo fiscale e versa nelle casse dello Stato più di quanto riceve”. Come i 56 miliardi della Lombardia e i 21 del Veneto? I governatori non hanno nulla da obiettare?

Redazione

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