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E la Padania stia a guardare. La Fase 3 di Conte nel disegno meridionalista di Conte

di Laura Aresi – Sarà un’Italia più digitale, più verde, più equa, quella che Giuseppe Conte ha illustrato questa sera alla stampa da Palazzo Chigi nelle linee della cosiddetta fase tre, o della ricostruzione della nazione nel post coronavirus. Un “brand Italia” da promuovere nel mondo, un volto nuovo per lo stato che il premier intende ridisegnare con un recovery plan convocando nei prossimi giorni un tavolo allargato di lavoro: protagonisti, gli stati generali dell’economia, ovvero le menti brillanti del Belpaese, tutte chiamate ad esprimersi sul modo migliore per utilizzare gli aiuti economici europei naturalmente privilegiando il cuore del sistema di Mamma Italia, o meglio il centro propulsore degli affetti del governo in carica: il Meridione.

Fra i punti salienti del piano di ricostruzione – che Conte ha voluto immaginare negli intenti simile a quello dei padri costituenti, ma che francamente sembra più un’operazione federiciana futuristica in piena regola, la modernizzazione, lo snellimento e la digitalizzazione della burocrazia, la riforma fiscale ad un fisco iniquo ed inefficiente risalente ad un disegno di 50 anni fa per ristabilire una reale progressività contrastando per mezzo dei pagamenti elettronici l’economia sommersa e una riforma della giustizia, in particolare di un codice civile obsoleto che risale al 1942.

E ancora, investimenti nelle grandi reti infrastrutturali – inaccettabile il binario unico per pensare l’alta velocità sulla Pescara- Bari – Lecce – nonché telematiche, idriche, energetiche per accompagnare l’Italia e le imprese verso un’economia sostenibile; sostegni alle imprese stesse e alle persone ai margini del circuito lavorativo, in cui “il sud sicuramente avrà un’attenzione privilegiata, perché col ministro Provenzano stiamo lavorando ad una fiscalità di vantaggio per l’intero Meridione che sarà destinatario di una misura maggiore di risorse”. E ovviamente “delle ricchezze e delle bellezze del Sud sarà per primo il Nord a beneficiarne”.

A livello di formazione, nell’utopistica e iperbolica dichiarazione contesca, l’offerta dovrà migliorare e si dovranno far saltar fuori dal cappello migliaia di nuovi posti per riportare i ricercatori in Italia, i famosi cervelli in fuga. Riguardo alla scuola, il discorso è stato rimandato alla prossima conferenza annunciata col ministro Azzolina, benché la convinzione sia quella che a settembre si tornerà fisicamente in aula. Come si faccia ad aver già messo nero su bianco in un documento programmatico una scuola in stile survivors cento giorni prima della riapertura non è dato sapere fino appunto alla conferenza stampa di domani pomeriggio, benché lo stesso presidente del Consiglio dei Ministri – che la presiederà in puro stile commissariamento  – abbia dichiarato in apertura che ormai la fase emergenziale è abbondantemente superata in tutte le regioni, persino per la Lombardia.

Un progetto di paese “molto impegnativo” dove la somma stanziata dall’Europa non dovrà essere a disposizione del governo in carica come tesoretto ma come intera risorsa per l’intero paese: quest’allusione ha immediatamente fatto scattare l’idea di un rimpasto governativo che Conte stesso non ha negato sollecitato dalla stampa presente alla convention.La conferenza si è svolta sulle note celestiali di un temporale padano in piena regola: un nero funesto che da Torino a Venezia ha voluto ricordare che l’altra metà del cielo nello Stivale esiste, e che quando non ne può più, giustamente, si appella ai suoi Dei per una redde rationem più urgente che mai.

Photo by Dennis van den Worm

Redazione

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