Categorie: Politica

Arrampicata sugli specchi. Lorenzo Fontana: la Lega non è nazionalista, noi siamo identitari

di Cassandra – La Lega scossa dai cicloni giudiziari, accusa il colpo della discesa nei sondaggi, ma la verità è che lo scivolone è iniziato lo scorso anno alla consolle del Papeete. Ed è proseguita inarrestabile con l’inevitabile crescita del principale competitor più strutturato, Fratelli d’Italia.

Qualcosa non va nella dirigistica gestione nazionalista del corso salviniano. Ma ora entra in gioco la corrente negazionista. Non è vero che la Lega è nazionalista. La Lega è per le identità. Sicuri sicuri? Il simbolo della Liga Veneta torna in pista a un mese e mezzo dal voto, una rinfrescatina para-autonomista e tutti vissero felici e contenti. Ma ora ci pensa il vicesegretario Lorenzo Fontana in una intervista a La Stampa a ristabilire la verità. Nazionalisti saranno quelli di Fratelli d’Italia. E pure statalisti. Eh certo.

“Mi sembra che ci sia una certa mancanza di rispetto per chi ha rivitalizzato la Lega e il centrodestra. Troppi distinguo, sottolineature, prese di posizione capziose. Giorgia Meloni e il suo partito spesso hanno posizioni ostili alla Lega anche sui territori. E questo non va bene perché se andremo al governo insieme bisogna che il progetto sia chiaro e condiviso in Italia e in Europa”.

Ah, l’Europa? Dentro o fuori? Così per capire.

L’ex ministro della Famiglia e vicesegretario della Lega sulla leader di Fratelli d’Italia, aggiunge: “Giorgia Meloni ha una capacità comunicativa non indifferente. Noi dobbiamo spiegare che siamo diversi, che siamo identitari e non nazionalisti. Fdi è nazionalista, statalista e talvolta quasi socialista”, conclude.

Ma come, Fontana, avete accantonato l’autonomia, parlate di federalismo solo in campagna elettorale abbinato al presidenzialismo (parole del vostro segretario massimo), fate una scelta che è evidente… Il recoveri fund lo volete destinare, parole del vostro europarlamentare Sofo, solo al Sud, il più colpito dal Covid… Ma che problema c’è ad ammettere di essere cambiati? Il Nord è sparito dal simbolo, figuriamoci la Padania, intesa come area geografica di cui vergognarsi dell’esistenza… Insomma, o si è carne o si è pesce. Ma il problema non è magari mettere persone un po’ capaci a guidare le regioni, le città? E non è togliersi dai piedi un sistema burocratico e fiscale da terzo mondo? Cioè cambiare il sistema di questo Stato? Magari sul modello federale? Germania, Francia…. non sono un esempio?

Ma se non vi va che qualcuno la pensi diversamente da voi… e allora, correte da soli.

Stefania Piazzo

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