Categorie: Opinioni

I premi di maggioranza per camuffare la crisi di consenso e l’astensione. Destra-sinistra non governano più

di Sergio Bianchini – La bandiera della democrazia che l’occidente inalbera nella sua pretesa di essere giudice del mondo intero è ormai totalmente logora.

Esempio eclatante è proprio il paese guida dell’occidente, gli USA, dove lo scontro democratici repubblicani è giunto quasi al livello della “guerra” civile.

Il “libero” scontro tra destra e sinistra, tra conservatori e progressisti inquadra e pietrifica e genera un conflitto permanente della società che poteva sussistere in anni di grande espansione economica dell’occidente ma che oggi sta diventando insopportabile.

La base reale del consenso per i governi “democratici” raggiunge a fatica il 50% del 50% che va a votare. E diventa obbligatorio escogitare premi di Maggioranza allo schieramento prevalente ma debolissimo per consentirgli di governare.

E quando governa ogni giorno, su qualunque scelta, si accende la polemica alimentata da accuse di corruzione e di immoralità in paesi dove il rifiuto del moralismo è il presupposto del liberismo.

Il pensiero socialista nato nella seconda metà dell’800 ha sempre diffidato del modello democratico, chiamato democrazia borghese, chiarendo che nella battaglia tra la conservazione e il progresso i ricchi capitalisti ritenuti conservatori vincevano grazie alla possibilità di influenzare l’opinione pubblica e di ingannarla.

Il dualismo conservazione-progresso  introdotto in politica in realtà era già stato superato nel famoso vangelo del socialismo, dove Marx descriveva  i capitalisti come generatori di continui mutamenti travolgenti come la realtà odierna mostra bene a tutti.

Il socialismo aveva quindi ideato la formula della democrazia popolare dove il partito operaio prevaleva ed acquisiva maggioranze politiche superiori all’80%, Berlinguer stesso dichiarò che era impossibile governare davvero la società con maggioranze del 51%.

Il destino dei governi con le maggioranze risibili operanti in occidente è quindi la debolezza e l’inefficacia o un succedersi vorticoso di alternanze apparentemente muscolari che si contraddicono ed annullano a vicenda.

In effetti sul piano razionale e logico destra/sinistra e conservazione/progresso non sono destinate ad un antagonismo paralizzante, possono anzi convivere e collaborare.

In ogni persona convivono desideri di conservare alcune cose e di cambiarne altre. Per il destra sinistra, più riferibile al rapporto tra volontà inflessibile  e spontaneità, la vita quotidiana ci propone costantemente la necessità di bilanciare le due cose nel governo delle circostanze, a cominciare dalla guida dell’automobile in cui si compensano freno e acceleratore.

Il continuo conflitto e conseguente paralisi di governo vigente ormai nell’occidente “democratico” costringe già oggi spesso agli inciuci cioè ad alleanze ritenute improprie sul piano valoriale e progettuale ma necessarie per governare.

L’idea che questo sistema ormai inadatto debba essere cambiato ancora non circola e non si sentono minimamente idee alternative alla stagnazione se non i sempre più complicati premi di maggioranza. Il sistema paralitico fallimentare viene vergognosamente issato a bandiera di una ormai fallimentare pretesa di dominio mondiale.

A mio parere bisogna pensare a coalizioni di governo che rappresentino circa il 70% dell’elettorato e quindi inglobino le due dicotomie destra/sinistra e progresso/conservazione costringendole ad unirsi e confrontarsi sulle idee di governo, rinunciando al disordine della rissa permanente e del governo comunque debole ed inefficace.

Questa maggioranza reale potrebbe essere stabilita nelle regole relative al funzionamento dei partiti e dei governi con valori appropriati per la fiducia e la sfiducia. Ad esempio pretendendo una fiducia parlamentare con almeno il 60/ dei voti o una sfiducia a cui basti il 40% dei voti.  Oppure prevedendo che l’approvazione di una legge richieda almeno il 60% dei voti parlamentari.

So benissimo che molti obietteranno che ciò porterebbe alla paralisi decisionale. Rispondo che la paralisi decisionale in realtà c’è oggi e che il sistema da me delineato dopo una prima fase di stasi molto rapida indurrebbe politici e popolo ad intraprendere la strada della collaborazione e del compromesso permanente, utile e necessario come in ogni famiglia.

Redazione

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