La notizia rimbalza. Le parole dell’assessore lombardo al welfare?
“Il test sul singolo cittadino in forma autonoma non è utile e genera false aspettative e per questo abbiamo previsto che sia possibile effettuarlo all’interno di una determinata comunità (aziende, enti…), ma chi lo propone deve occuparsi di tutto: acquisire i test sierologici, trovare il laboratorio che li processi, spiegare al cittadino che il test è volontario, reperire i tamponi a cui sottoporre la persona qualora questa dovesse risultare positiva al test. L’esecuzione del tampone non dovrà gravare sulle priorità della sanità pubblica. Le ATS possono procedere all’integrazione dei contratti con gli erogatori individuando quale soglia minima di produzione l’attuale capacità produttiva e prevedendo che l’incremento di produzione di ogni singolo erogatore sia destinato per l’80% ai percorsi di sanità pubblica e per il restante 20% in favore di altri soggetti senza oneri per il SSR.”.
Quali sono le altre priorità, assessore?
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