Categorie: Lombardia

Pm Bergamo: epidemia colposa aggravata. Alzano, ospedale non fu sanificato

E’ aggravato “dalla morte di più persone” il reato di epidemia colposa contestato dalla Procura di Bergamo nel filone sull’ospedale di Alzano Lombardo che vede indagati l’ex dg del Welfare lombardo Luigi Cajazzo, l’allora suo vice Marco Salmoiraghi, la dirigente Aida Andreassi, Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo dg della Asst di Bergamo Est e il secondo ex direttore sanitario (questi ultimi anche accusati di falso). Nelle indagini, tra l’altro, da quanto si è saputo, è stato sentito come testimone anche Massimo Galli, direttore Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, e gli inquirenti puntano anche a raccogliere le testimonianze di altri virologi.

I cinque indagati sono accusati, come si legge nell’imputazione, di aver cagionato “un’epidemia colposa, incrementando ed aggravando la diffusione del contagio da coronavirus, con particolare riferimento alle modalità di gestione dell’emergenza sanitaria Sars-Cov2 presso il presidio ospedaliero di Alzano Lombardo ed al propagarsi della morbilità nel territorio circostante”. E con la “circostanza aggravante della morte di più persone”. Reato contestato “in Alzano Lombardo ed altre località della provincia di Bergamo, a partire dal 23 febbraio 2020 ed indicativamente fino all’8 marzo”.

Nel decreto i pm fanno riferimento ad un’annotazione della Gdf del 16 luglio e scrivono che è “necessario” per le indagini acquisire “ulteriori elementi di valutazione” sulla gestione dell’emergenza all’ospedale di Alzano. Elementi che riguardano anche le “interlocuzioni con Regione Lombardia, con l’Istituto Superiore di Sanita’ e con il Comitato Tecnico Scientifico”.

Gli inquirenti, che hanno disposto anche acquisizioni delle comunicazioni dell’assessore Giulio Gallera e del presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, vogliono ricostruire pure le “interlocuzioni avvenute nei giorni successivi, tanto in relazione alla specifica emergenza locale quanto alle determinazioni sul suo eventuale contenimento coattivo”. Anche via email o chat, tra il 21 febbraio e fino al 30 giugno. I punti su cui i pm cercano elementi sono: “chiusura e riapertura del pronto soccorso”, “scambi di corrispondenza inerenti l’Unità di crisi attivata il pomeriggio del 23 febbraio”, “indicazioni date per la gestione delle persone presenti” nel pronto soccorso e negli altri reparti, “comunicazioni con Areu” dopo la chiusura, “chiusura” di altri reparti.

E ancora le “procedure adottate per la sanificazione” del pronto soccorso e dei reparti tra il 23 febbraio e il 7 marzo, i “prodotti” usati e le comunicazioni con le aziende “incaricate” delle operazioni. Poi, l’adozione di percorsi “pulito-sporco”, l’attivazione dei “pre-triage”, le forniture dei Dpi, la “sottoposizione” a tampone dei pazienti e del personale, le “disposizioni impartite” al personale sanitario, la “implementazione” delle circolare ministeriali, la “ripartizione” delle competenze tra le varie direzioni sanitarie coinvolte.

Ed anche, infine, le “determinazioni e valutazioni in ordine al contenimento locale dell’epidemia”, alla “eventuale istituzione di ‘zone rosse’, alle modalità di ‘cinturazione’, alla conservazione o meno delle attivita’ lavorative e/o produttive” e sulla “trasmissione dei dati suo contagi” e sulle “fonti del contagio”. 

Gli esiti “delle indagini sinora condotte” hanno accertato che Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo dg e il secondo ormai ex direttore sanitario dell’Asst Bergamo Est, avrebbero dichiarato il falso “in atti pubblici” quando, nel caso dell’anomala chiusura e riapertura il 23 febbraio in poche ore del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo, scrissero che erano state adottate “tutte le misure previste”, perché in realtà era “incompleta” la “sanificazione del PS e dei reparti del Presidio”.

Bergamo Alta deserta nella foto di Betty Poli

Redazione

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