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LOMBARDIA-Ricetta senza passare dal medico? Magari. La ricetta rossa (terapia dolore) te la devi andare a prendere ancora in ambulatorio

di Stefania Piazzo – Guardate, caro governatore Fontana e caro assessore al Welfare, Gallera, questa volta la notizia ce l’ho in casa. Perché mio padre, 85 anni e un cumulo di patologie che neppure vi posso dire, l’ho blindato con la mamma nel suo appartamento già prima che scattasse il #restoacasa. Ha bisogno di farmaci. Anche per la terapia del dolore, attraverso le vecchie ricette rosse. Che, come si apprende dalle disposizioni, vanno ritirate ancora in ambulatorio.

Oggi il farmacista mi ha allargato le braccia. “Eh, la Regione non ha dato ancora disposizione”.

Ma come! Ci avete detto, Borrelli per primo, il capo della Protezione Civile, che le ricette finalmente saranno dematerializzate in tutta Italia. In altre parole, basta un codice via sms-whatsapp – già lo faccio con i farmaci veterinari da mesi – andare in farmacia e ritirare senza pezzi di carta le medicine. E’ il Numero Ricetta Eelettronica o NRE. Oppure il medico di famiglia invia il codice al farmacista e noi andiamo solo a pagare e ritirare.

Ma la ricetta rossa, che spesso e volentieri riguarda prescrizioni per persone fragili, anziane, con farmaci che abbassano la soglia del dolore per patologie croniche, quella no, quella non l’avete dematerializzata. Ve ne siete dimenticati. Quella resta incisa sulla pietra. Neppure per farmaci il cui uso è comunque sotto la vigilanza di un percorso terapeutico e del medico di famiglia. Niente, la ricetta rossa non l’ammazza neanche la pandemia.

Quando mia madre ha ricevuto l’altro giorno il messaggio dal medico non ci credeva: “Guarda, mi ha scritto che le ricette sono pronte e di andarle a prendere”. Ma come, lei 80 e mio papà 85 anni in ambulatorio adesso? Il medico scherza? No, dice sul serio. In alternativa lui potrebbe venire a portarla casa. Ma ci sta ancora pensando.

La raccomandazione con la quale continuate a bombardarci è di non uscire di casa. E io sto alle regole. Spesa da casa. E ok. Uscite solo per lavoro. Meno del minimo. Una corsa in farmacia per prendere l’indispensabile, senza dover rubare tempo ai volontari che aiutano gli anziani soli. Ai miei ci penso io. Mi sigillo e affronto l’uscita, come tanti altri figli.

Ma ora mi obbligate ad andare in ambulatorio. Dove scongiurate di non andare, perché lo sapete bene, ospedali, pronti soccorso, ambulatori dei nostri medici, sono da evitare come la peste.

Però vi è sfuggita la ricetta. Rossa di vergogna. O mi hanno informata male?

Stefania Piazzo

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