Categorie: Lettere

La lettera – Io leghista dal 1987, ho perso la speranza. Non ci sono risposte, resta la rabbia. Almeno c’è la Nuova Padania…

Egregia direttrice e redazione, sono uno di quei tanti storici militanti leghisti (prima tessera leghista nell’anno 1987), che dopo la svolta nazionalista salviniana è rimasto politicamente orfano. 
Purtroppo la svolta sovranista di Salvini non si è sviluppata tramite un taglio netto con il passato, mossa che almeno sarebbe stata subito molto più chiara per tutti, ma in maniera molto subdola. Salvini ha preso le redini di un partito autonomista/indipendentista e, lentamente ma inesorabilmente, ne ha cambiato la ragione sociale trasformandolo in un partito nazionalista italiano, non molto diverso da quello che attualmente è Fratelli d’Italia.

Alcuni se ne sono accorti subito e se ne sono andati dividendosi in piccoli gruppi politici poco consistenti e disuniti tra loro (uno su tutti Grande Nord), altri se ne sono semplicemente andati allontanandosi dalla politica o restando alla finestra in attesa, per il momento inutilmente, di una Rifondazione leghista, altri ancora restano tutt’ora in Lega o perché non hanno ancora preso atto di essere in un altro partito o perché continuano a sperare che, una volta, cambiato il segretario, le cose torneranno come prima. infine, più recentemente, è spuntata la cosiddetta corrente interna leghista del “Comitato Nord”.


Ebbene il 15 ottobre a Biassono si è svolto un incontro tra tutte queste anime autonomiste ed indipendentiste provenienti da tutta la Padania, per cercare di dar vita ad un cartello che potesse far rinascere con forza la questione politica settentrionale. Alla luce di ciò che è avvenuto, e sta avvenendo in questi giorni in vista delle prossime elezioni lombarde, possiamo tranquillamente dire che si è trattato purtroppo di una grande occasione persa e sprecata.

Grande Nord sostiene una candidata (la Moratti) buona per tutte le stagioni, pronta ad allearsi con chiunque ma che sostanzialmente è principalmente sostenuta da Calenda e Renzi, si proprio quel Renzi che aveva tentato di far passare una delle peggiori riforme centraliste a danno di tutte le autonomie. Quindi un sostegno assurdo e antitetico.

Comitato Nord, dopo aver sollevato un gran polverone, dopo i diktat salviniani è subito rientrato nei ranghi con qualche borbottio e perdendo la grande occasione (che difficilmente potrà ripresentarsi in futuro) di presentarsi in solitaria senza raccogliere le firme. Lasciando allo stesso tempo allo sbaraglio i consiglieri leghisti lombardi dissidenti che prima dello scadere della legislatura avevano abbandonato la Lega Salviniana. Anche loro non hanno capito che ormai la battaglia autonomista/indipendentista all’interno dell’attuale Lega è una “mission impossible”!  

E quindi per tutti i tanti idealisti padani rimasti che sono ancora più convinti di prima che la Padania abbia la necessità di avere un proprio organo politico che ne difenda le sue mille ragioni all’interno dell’attuale assetto politico italiota cosa resta da fare? Cosa è rimasto dello spirito di Biassono? Purtroppo non ci sono risposte, rimane solo la rabbia (tanta) di vedere spegnersi lentamente ogni giorno che passa, quella grande speranza di libertà per i popoli padani, cui tutti noi avevamo contribuito lottando ogni giorno di fianco a Bossi e alla gloriosa Lega Nord per lindipendenza della Padania.

Mi spiace per questa pessimistica conclusione, giustificata però dalla frustrazione, ma anche dall’orgoglio e dalla gioia, di aver dedicato (ora apparentemente inutilmente) alla lotta padanista, gran parte della mia migliore gioventù!
Grazie comunque di esserci e di avere con orgoglio tenuto in vita il nome “Padania” alla faccia di chi l’ha ormai da anni nascosta sotto il tappeto.

Riccardo Brambilla – Bussero – Milano

Gentile Riccardo, nessuno è perfetto. Gli uomini in primis. Vede, credo che la questione del Nord sia oggi interpretata e diretta da voci diverse che non hanno saputo trovare la forza, la voglia, di fare insieme lo stesso cammino. Questo è il limite del mondo autonomista, da sempre. A ciò aggiungiamo che federalisti veri, sinceri, come compagni di strada, attorno non ce ne sono stati tanti. Anzi, pochissimi.

Io, nel mio piccolo, credo che si sia andati vicini ad una riforma federalista dello Stato nel 1995. La sinistra non ha avuto il coraggio di fare il grande passo. Eppure la Lega era antifascista.

Davanti ad una Giorgia Meloni, che si propone al pubblico milanese di Fratelli d’Italia ma comunque ai lombardi, l’altro giorno, ribadendo che la priorità è il presidenzialismo, e non l’autonomia, cosa si può dire? Lei ha ragione, è la politica della sua bottega. E Salvini, ridimensionato, ha tenuto subito a dire che con lei governa benissimo. Il rischio è che FdI faccia tre volte il risultato della Lega Salvini Premier.

Non credo sia responsabilità di quelli di Biassono, né di Grande Nord, né del Comitato Nord né della Moratti se si sia arrivati sin qui.

Penso però che dal 2012 in poi, le occasioni per una Lega delle origini, o da rifondare, ci siano state e siano state perse. Sciupate. La trasformazione verso un’altra forma di partito è stata così inevitabile.

Poi, mi lasci dire un’ultima cosa. La competenza. Requisito che non è sempre alla portata degli “eredi” o dei successori, oltre a quello che Oriana Fallaci collocava nella categoria del coraggio e dell’orgoglio. Io aggiungerei pure della dignità. Alunna molto assente ingiustificata. Un caro saluto

stefania piazzo

Stefania Piazzo

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