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Lettera – I 10 adolescenti che hanno reclamato all’Onu contro le norme Covid in Italia: “Discriminati i diritti dell’infanzia”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato redatto dai genitori dei sottoscrittori (10 adolescenti) del reclamo presentato all’ONU contro l’Italia per discriminazione causata dalla normativa emergenziale COVID.

Nei primi giorni di Febbraio, dieci giovani della provincia di Ancona tra i 12 e i 16 anni hanno presentato un Reclamo al Comitato sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza istituito presso l’ONU contro il Loro Paese, l’Italia, per contestare le discriminazioni prodotte dalla normativa emergenziale di contrasto al Covid 19 adottate negli ultimi due anni, con un susseguirsi quasi frenetico in questi mesi.

Sotto la guida dell’Avvocato Giorgia Camerata, si sono avvalsi della procedura prevista dal Terzo Protocollo Opzionale alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, chiedendo in ultimo il supporto dell’avvocato Francesca Capodagli per la traduzione del reclamo in lingua (già, perché le Istituzioni Internazionali vogliono che i giovani sappiano esprimersi correntemente in lingua, pena il mancato esame del reclamo!).

Lo scopo del reclamo: segnalare la violazione da parte dello Stato Italia dei diritti sanciti dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, affinché il Comitato emani raccomandazioni cui l’Italia dovrà adempiere nel rispetto degli accordi internazionali sottoscritti.

Il punto su cui si incentra il reclamo è la discriminazione in base all’età prodotta dalla normativa emergenziale.

Sappiamo oramai tutti che, a partire dai 12 anni, fanciulli ed adolescenti sono equiparati agli adulti e come tali trattati dalla “normativa emergenziale Covid”: se non sei in possesso del c.d. Green Pass Rafforzato, ti è proibito praticare attività sportiva (la tua … che avevi con passione e sacrificio seguito per anni), utilizzare mezzi di trasporto pubblico (per andare alla tua scuola), partecipare ad attività culturali, accedere a centri culturali, sociali e ricreativi, partecipare ad attività congressuali (diventare quindi una persona “formata e completa”), e, forse peggio di tutto il resto, se possibile, vieni trattato “come il diverso” nell’istituzione scolastica (la tua).

I sottoscrittori del reclamo affermano come tutto ciò sia in contrasto con la natura e le finalità della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nella specie: articolo 1 “si intende per fanciullo ogni essere umano avente un’età inferiore a diciott’anni” e successivo articolo 2 “Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta”.

Aspettano fiduciosi una risposta dalle Istituzioni Internazionali, che dal loro Paese è mancata.

Foto di Becca Tapert

Redazione

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