Categorie: Economia

Venezia, il Covid non ferma gli immigrati che fanno impresa

 Secondo i dati Infocamere a fine 2020 gli imprenditori nati all’estero attivi in provincia di Venezia erano 11.649, pari al 10,9% di tutti gli imprenditori dell’area. Lo riferisce il centro studi della Cgia di Mestre in una nota “Sempre nel nostro territorio – prosegue -, l’incidenza è risultata essere lievemente superiore rispetto a quella regionale (9,5%) e a quella nazionale (9,8%). Nell’ultimo anno il numero di imprenditori nati all’estero ha continuato ad aumentare, nonostante la crisi pandemica (+2,3%), in linea con la tendenza nazionale. Significativa anche la variazione dell’ultimo decennio (+41,7%).

“Nonostante le numerose difficoltà che gli artigiani, i piccoli commercianti e i lavoratori autonomi hanno patito a causa del Covid anche nella nostra provincia, nell’ultimo anno i cittadini stranieri, invece, hanno continuato a fare impresa”, afferma il presidente della Cgia Roberto Bottan. “Un paradosso che potrebbe essere riconducibile, almeno in parte, al fatto che per poter rinnovare il permesso di soggiorno un extracomunitario che vuole rimanere in Italia deve avere un lavoro – aggiunge Bottan – . Vista la crisi e il conseguente aumento del numero dei disoccupati registrato nel 2020, l’unica possibilità per trovare un’occupazione è stata quella di aprire una partita Iva”.Quasi la metà degli imprenditori immigrati presenti nella nostra provincia, proseguono dalla Cgia, si concentra nel Comune capoluogo (5.210 unità), seguono il Comune di San Donà di Piave con 612 e quello di Jesolo con 525. Nel Comune di Venezia gli imprenditori nati all’estero rappresentano il 14,8% del totale, con un’incidenza superiore sia alla media Veneto (9,5%) che alla media Italia (9,8%).A livello settoriale si riscontra una certa eterogeneità dell’imprenditoria immigrata. La ristorazione che, ovviamente, include anche i bar, è il settore con la maggiore incidenza di immigrati sul totale (18,9%), seguita dall’edilizia (16,3%) e dal commercio al dettaglio (13,9%). Se nei bar e nella ristorazione è dominante la presenza della comunità cinese, nel settore dell’edilizia prevalgono gli albanesi, i romeni e i cittadini provenienti dai paesi dell’ex Jugoslavia. Nel commercio, invece, dominano i bengalesi e tra gli ambulanti i marocchini.Per quanto riguarda lo Stato di nascita il Paese più rappresentato è la Cina con 1.930 imprenditori (16,6% del totale immigrati). Seguono il Bangladesh con 1.292 (11,1%), la Romania con 946 (8,1%) e l’Albania con 871 (7,5%).

Redazione

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