Categorie: Economia

Le aziende solidali a Draghi. Unimpresa: Ora al giudizio una classe politica inetta. Basta populismo da quattro soldi

“Le imprese erano già in ansia in vista del prossimo autunno: con la crisi di governo i timori sono a dir poco raddoppiati. Sentiamo parlare di ‘scelte per il Paese’, ma assistiamo solo a un esercizio di irresponsabilità da parte di una classe politica che sembra incapace di pensare al bene comune. La situazione è fuori controllo e ciò avrà sicuramente serie conseguenze sull’aumento dei prezzi, per non parlare della gestione dei fondi legati al Pnrr e di misure importanti che devono essere riconfermate. Siamo nel bel mezzo di una crisi energetica: ci sono progetti importanti, come quelli sulla transizione energetica, che dobbiamo e che possiamo chiudere solo con un governo nel pieno delle proprie facoltà”. Lo dice a LaPresse il presidente di Confindustria Trento, Fausto Manzana. 

“Magistrale intervento di Draghi, coerente con la sua esemplare chiarezza, con la sua personalità istituzionale e con la sua  inattaccabile storia. Ha messo tutti i partiti dell’ex maggioranza e i loro leader con le spalle al muro, sia i volenti che i nolenti”, il commento del segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro.

“Da mesi Unimpresa ha denunziato la crisi di identità e lo sfacelo interno dei partiti della cosiddetta maggioranza di unità nazionale, nonché i contrasti, le contraddizioni, le congiure e le fibrillazioni quotidiane, che hanno ostacolato il cammino riformatore dell’esecutivo, paventando l’inevitabile esito odierno. Unimpresa ringrazia convintamente il presidente Mario Draghi per l’impegno, l’intelligenza, il sacrificio e la dedizione, con i quali ha assolto ai suoi compiti istituzionali e gli è grata per il prestigio acquisito a livello internazionale dal nostro paese. Errori di valutazione e di sottovalutazione, persino di ingenuità politica, va detto con chiarezza, sono stati commessi da tutti i coprotagonisti di questa débâcle, nessuno escluso. Finisce così una legislatura, nata male, proseguita peggio e conclusa nel disdoro generale. Una democrazia vera, tuttavia, non deve mai temere il ritorno alle urne, perché ora sarà il popolo sovrano a dover giudicare un ceto politico, inetto e incapace, e rinnovare la classe dirigente.

Unimpresa sarà attenta ad analizzare i programmi, con i quali le forze politiche sopravvissute si presenteranno al corpo elettorale: le proposte, in particolare, a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese, che sono ormai con l’acqua alla gola. Si spera, comunque, che venga risparmiato agli italiani il baccanale della demagogia e del populismo da quattro soldi, che ha infettato la campagna elettorale 2018 e minato, dalle origini, la XVIII legislatura, finita nel fango. Altrimenti unico vincitore sarà il partito dell’astensione”. 

Redazione

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