La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver imposto ad Amelia Casarin di rimborsare le somme che l’Inps le ha dato per errore, e ha stabito che lo Stato dovra’ risarcirle l’intero ammontare, circa 14 mila euro, le spese legali, e 8 mila euro per danni morali. La donna ha percepito tra il 1998 e il 2004 un’indennita’ che doveva assicurarle uno stipendio uguale a quello percepito come insegnante dopo aver accettato il trasferimento all’Inps. L’ente ha sospeso il pagamento nel 2004 e nel 2008 ha ordinato alla signora di riversare le somme gia’ ricevute. La Corte di Strasburgo, 8 anni dopo aver ricevuto il ricorso, ha stabilito che in questo caso particolare la richiesta dell’Inps, convalidata dai tribunali italiani, ha violato il diritto alla proprieta’ privata.
I giudici affermano che la donna non ha avuto alcuna responsabilita’ per l’errore, e che non poteva sospettare uno sbaglio essendo proprio l’Inps ad aver deciso l’indennita’. Infine evidenziano che l’ente ha agito solo anni dopo aver versato le somme. Secondo la Corte i tribunali hanno fatto pesare sulle sole spalle della donna l’errore commesso unicamente dall’Inps, senza tenere conto della sua situazione economica. La donna, andata in pensione anticipata per una grave malattia, percepiva 1.200 euro al mese, da cui per anni le sono stati tolti 200 euro per rimborsare l’ente.
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