di Pierluigi Crola – Vi meraviglierete leggendo quello che un accanito sostenitore delle lingue locali scriverà, ma il primo requisito per sostenere una causa è dire la verità.
Sul Corriere del 10 marzo e su Libero del giorno seguente sono apparsi due articoli che avevano come tesi di fondo il Lombardo non esiste.
Si affermava inoltre che, dal momento che il lombardo non esiste, non bisogna applicare tutte quelle norme che salvaguardano (a parole perché non mi risulta siano mai state applicate, ma potrei sbagliarmi) le lingue locali “lombarde” contenute all’interno di un disegno si legge approvato dalla Regione Lombardia nel 2016.
A questo proposito sono doverose alcune precisazioni:
Tutte queste affermazioni sono vere, ma bisogna approfondire ulteriormente per capire meglio.
Perché il sardo e il ladino sono considerate lingue e il milanese no? O lo sono tutte e tre o non lo è nessuna delle tre.
Ad esempio, il ladino non esiste come lingua, ad eccezione di una koinè, il Ladin dolomitan creato a tavolino, poiché ogni valle ha la sua variante: il badiotto, il gardenese, il mareo, il fodom, l’ampezzano, e il fassano che ha addirittura tre varianti nello spazio di una quindicina di chilometri (moenat, brach e cazét). E allora perché il Ladin, insieme di lingue estremamente frammentate è considerata lingua vera e propria, e il milanese, con tutta la sua storia e letteratura no?
A chi dice che se non esiste il Lombardo bisognerebbe eliminare la legge che tutela le varie minoranze, rispondo con le parole non di un accanito secessionista, ma di un membro della Accademia della Crusca, organo che tutela la correttezza della lingua italiana, Angelo Stella: “il Lombardo, termine già utilizzato da Dante e dal Castiglione, è un contenitore di dialetti (che io preferisco chiamare lingue, ndr) che hanno dei tratti in comune ed è giusto rivendicarne la storicità”.
Ed aggiunge: “L’obiettivo deve essere quello di salvare la storia. Il vocabolario dei nostri dialetti si sta perdendo, ma non dobbiamo lasciar spegnere la voce dei nostri antenati. Quelli lombardi sono dialetti romanzi (più corretto gallo-romanzi, ndr) primari, da intendere non come sottospecie linguistiche, bensì idiomi territoriali contrapposti a quelli ufficiali dello Stato.”
Due sono le conclusioni possibili:
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