Categorie: Cultura

Due Padanie, lo scriveva Paolo Diacono

di Cuore Verde – Igitur Alboin Vicentiam Veronamque et reliquas Venetiae civitates, exceptis Patavio et Monte Silicis et Mantua, cepit. Venetia enim non solum in paucis insulis, quas nunc Venetias dicimus, constat, sed eius terminus a Pannoniae finibus usque ad Adduam fluvium protelatur. Probatur hoc annalibus libris, in quibus Bergamus civitas esse legitur Venetiarum. Nam et de lacu Benaco in historiis ita legimus: «Benacus lacus Venetiarum, de quo Mincius fluvius egreditur».

Dunque, Alboino prese Vicenza, Verona e le altre città della Venezia, ad eccezione di Padova, Monselice e Mantova. La Venezia, infatti, non è costituita solo dalle poche isole che ora chiamiamo Venezia, ma il suo territorio si estende dai confini della Pannonia fino al fiume Adda. Questo è provato dagli Annali, nei quali si legge che Bergamo è una città delle Venezie. Infatti, anche del Lago Benaco (Lago di Garda) leggiamo nelle storie «Benaco, lago delle Venezie, dal quale esce il fiume Mincio»

(Historia Langobardorum, Paolo Diacono Cap. II, 14)

Esistono due Padanie, simili ma diverse. Una questione che ha sempre creato malumori anche nella Lega Nord storica. In estrema sintesi, la contrapposizione tra Milano e Venezia. Al di qua e al di là del fiume Adda. Il fiume Adda, già sotto il dominio longobardo, segnava il confine tra la parte occidentale (Neustria) e quella orientale (Austria) della Longobardia Maior. Ne parla anche Paolo Diacono, attribuendo Bergamo e tutto il lago di Garda e, quindi, anche Brescia, ai territori veneti. Dal Quattrocento alla fine del Settecento, il fiume Adda poi divise il Ducato di Milano dai territori della Repubblica di Venezia. In questo senso di divisione, diversità e contrapposizione, si potrebbe anche introdurre il concetto di geofilosofia. Luoghi che plasmano la mente.

Anche l’esercitazione Ditex Superga 7, svoltasi dal 9 all’11 novembre 1993, che all’epoca suscitò le proteste della Lega Nord (“Prove di golpe nella repubblica del Nord”, Corriere della Sera, 4 novembre 1993; Il Viminale e la guerra civile” e “Ecco il wargame delle 3 Italie”, la Repubblica, 5 dicembre 1993), in un ipotetico scenario post-secessionistico, prefigurava un articolato attacco militare ad una Padania, oramai staccatasi dall’Italia, divisa in due stati amici: i “verdi” (Piemonte, Liguria, Valle d’ Aosta e Lombardia) e i “gialli” (Trentino, Friuli e Veneto). Gli attaccanti, i “grigi”, raggruppavano tutte le altre regioni.

Semplicemente, intendo consigliare, con modestia, a tutti quelli che si apprestano a creare nuovi movimenti politici, geopolitici e geofilosofici padanisti di tenere in giusta considerazione questa dicotomia storica e culturale. Per costruire una Padania unita, federale e fraterna ma certamente non “una e indivisibile”. Nel rispetto delle singole autonomie. Storiche, culturali e politiche. 

Redazione

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