Categorie: Cultura

Draghi, il trionfo del manuale Cencelli e successive modifiche

di Giuseppe Rinaldi – Massimiliano Cencelli è un distinto signore ultra ottantenne, essendo nato a Roma nel 1936, discendente di una famiglia molto legata alla santa Sede. A diciotto anni s’iscrive alla Democrazia Cristiana e ne diventa presto un ascoltato funzionario tanto da divenire segretario del più volte ministro Adolfo Sarti, e collaboratore di Nicola Mancino, questi già presidente del Senato oltre che titolare del ministero dell’interno sotto i governi Amato e Ciampi.

Seppure non abbia mai avuto grandi incarichi nella Pubblica Amministrazione, il suo nome primeggia nel firmamento politico italiano giacché, senza dover salire sul monte Sinai, ma al più a Monte Citorio, scrisse, di suo pugno e non sotto dettatura, i comandamenti del buon governo, vale a dire il famoso Manuale che da lui prende il nome:Cencelli.

In un’intervista rilasciata al quotidiano Avvenire e pubblicata il 25 luglio del 2003, egli stesso ricorda: «Nel 1967 Sarti, con Cossiga e Taviani, fondò al congresso di Milano la corrente dei ‘pontieri’, cosiddetta perché doveva fare da ponte fra maggioranza e sinistra. Ottenemmo il 12% e c’era da decidere gli incarichi in direzione. Allora io proposi: se abbiamo il 12%, come nel Consiglio di una società gli incarichi vengono divisi in base alle azioni possedute, lo stesso deve avvenire per gli incarichi di partito e di governo in base alle tessere. Sarti mi disse di lavorarci su. In quel modo Taviani mantenne l’Interno, Gasparri fu Sottosegretario alle Poste, Cossiga alla Difesa, Sarti al Turismo e spettacolo. La cosa divenne di pubblico dominio perché durante le crisi di governo, Sarti, che amava scherzare, rispondeva sempre ai giornalisti che volevano anticipazioni: chiedetelo a Cencelli».

L’idea era semplice, assegnare ruoli governativi secondo il peso politico dei componenti la maggioranza. E non solo, ma contemplava anche l’incarico che doveva assumere nel nascente esecutivo l’ex primo ministro, cui doveva essere affidato il dicastero degli Esteri. Ecco perché quando Lamberto Dini nel 1996 lascia la Presidenza del Consiglio, diviene Ministro degli Esteri del governo Prodi.

Oggi come oggi, al netto dei ministri tecnici, il presidente Draghi ha provato a sfogliare alcune righe del Cencelli, saltando quelle che potevano riferirsi al prof. Monti, ma per verificare la puntuale applicazione del mai pubblicato manuale, occorre attendere la composizione dell’intero esecutivo, con l’avvento dei vice ministro e dei sottosegretari. A proposito, i primi sono proprio necessari? La Costituzione non li prevede. Prima del 2001 non esistevano, non vi era alcuno che ne sentisse la mancanza e il lavoro lo svolgevano egregiamente i sottosegretari: e abbiamo avuto fior di governi.

O forse sono figli di un Cencelli riveduto e corretto per la bisogna?

Giuseppe Rinaldi

Nato in Piemonte cresciuto in Sicilia: Siracusa, Adrano, Giardini Naxos. Cavaliere della repubblica, pensionato, 46 anni di servizio presso l’Agenzia delle Entrate già Uffici Imposte Dirette. Ha scritto per Tribuna del Mezzogiorno; Gazzetta del Sud; Il secolo d’Italia; La Padania e qualche testata locale.

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