di Roberto Gremmo – Ecco che torna… non avevo più notizie di Domenico Aloisi che fu mio collega al Consiglio Regionale della Valle D’Aosta prima come unico esponente del Movimento Sociale Italiano e poi confluendo nel gruppo socialista di Milanesio. Ricordo uno scontro con me, perché secondo lui ero contro i meridionali.
Eccolo ora balzare alla cronaca in prima pagina, dopo aver definito “fascista” addirittura Emile Chanoux solo perché durante il ventennio dovette entrare, quasi per obbligo come segretario comunale, nel Partito Nazionale Fascista. In realtà’ si tratta di una non notizia già nota almeno dal 1987 quando lo storico Louis Roberto Dempsey rinvenne negli archivi i documenti che provavano la sua iscrizione e li pubblico’ in un libro di cui oggi ad Aosta si trova appena una copia.
Se questo gesto bastasse per bollare qualcuno come Mussoliniano si dovrebbero arruolare democristiani come Moro, Fanfani e Mattei; togliattiani come Nilde Jotti ed Ingrao, entrambi poi Presidenti della Camera dei Deputati, il filosofo Bobbio, Pier Paolo Pasolini, Eugenio Scalfari e via via intere generazioni di personaggi che nella loro vita hanno fatto scelte ben più significative, le uniche che hanno caratterizzato la loro vita.
Quello che conta nella vita di Chanoux, oltre al martirio, “suicidato” dai fascisti, sono il suo federalismo, la difesa della valdostanita’, la strenua opposizione ai nazionalismi, la francofonia e la volontà di creare una nuova Europa dei Popoli.
Tutto il resto, tessera del pane compresa, non conta.
Leggo sui giornali che Aloisi si sarebbe dimesso da Fratelli d’Italia dopo le critiche feroci ricevute per aver innescato una polemica ritenuta inopportuna. Vedendo travi dove c’era una pagliuzza.
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