Categorie: Cronaca

Gli strafalcioni grammaticali nel “Protocollo” del ministero dell’Istruzione

di Giuseppe Olivieri* – “Al Ministero dell’istruzione, università e ricerca sono attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di istruzione scolastica, universitaria e alta formazione artistica, musicale e coreutica, di ricerca scientifica e tecnologica… Nell’ambito del settore dell’istruzione scolastica, l’attività è principalmente rivolta… all’organizzazione generale dell’istruzione scolastica, stato giuridico del personale della scuola, formazione dei dirigenti scolastici, del personale docente, educativo e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola;…”. Così leggiamo sul sito del Ministero dell’Istruzione relativamente alla sua “missione e funzione”.

Quindi ci aspetteremmo una formazione di altissima qualità rivolta a coloro che, a loro volta attraverso la scuola, dovrebbero formare i nostri giovani, cioè quelli che un giorno saranno chiamati a gestire le sorti di questo stato.  

Considerate le premesse, i documenti ufficiali emessi dal Ministero, in quanto tali ed in base alle funzioni proprie del Ministero stesso, dovrebbero essere privi di errori formali e concettuali.

Risulta così incomprensibile come il Ministero dell’Istruzione emetta il “Protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di Covid 19” infarcito di deficienze grammaticali e sostanziali inaccettabili.

Non è mai previsto lo spazio tra un apostrofo ed il termine successivo e qui lo troviamo addirittura nell’intestazione, indipendentemente dal carattere utilizzato.

Il “Virus Covid 19” non esiste. Tutti i DPCM emessi durante l’emergenza sanitaria contengono questo grave errore concettuale, a testimonianza della confusione che ha regnato e continua a regnare sovrana anche negli ambiti istituzionali. Il virus in questione è il Sars Cov2. Covid 19 è la patologia causata dal virus stesso. “L’uomo della strada” non è tenuto a saperlo. Chi redige documenti ufficiali ha un obbligo morale e professionale nella valutazione e nella conoscenza della profonda differenza.

“Covid 19” sta per “Coronavirus Disease 19”. La traduzione di “disease” è “malattia”, in lingua italiana nome femminile singolare. Per questo dovrebbe essere preceduta da un articolo femminile singolare. Leggere in tutto il documento del Ministero della così detta Istruzione “il Covid 19” è emblematico della condizione culturale in cui si trovano le istituzioni italiche. Anche l’Accademia della Crusca sembra essersi arresa al suo uso improprio, considerato l’utilizzo diffuso dell’acronimo al maschile da parte di quasi tutti i mass media.

In ambito ministeriale non c’è quindi solo l’Azzolina in prima persona con le sue gaffe ed il suo operato: arriverà il giorno in cui toglierà il disturbo. I funzionari e le strutture rimarranno. In ciò risiede la conferma che questo sia uno stato da rifare. Dalle fondamenta.

Giuseppe Olivieri*, iscritto all’ordine dei Medici nell’albo Odontoiatri e lettore de la nuova padania

Redazione

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