Categorie: Cronaca

GB, paura per la variante Delta. A rischio le riaperture. Scartati 60 milioni di dosi J&J

Nel Regno Unito cresce la preoccupazione per la diffusione della variante delta, identificata per la prima volta in India. Il Paese ha registrato nelle ultime 24 ore 8.125 nuovi casi di Covid-19, il dato più alto dal 26 febbraio, di cui oltre il 90% è riconducibile alla variante, considerata circa il 40% più trasmissibile rispetto al precedente ceppo dominante. L’aumento dei casi potrebbe posticipare il nuovo allentamento delle restrizioni in Inghilterra in programma per il prossimo 21 giugno. Il primo ministro Boris Johnson annuncerà lunedì se le restrizioni sul distanziamento sociale verranno revocate o meno. La speranza è che l’accelerazione della campagna vaccinale rallenti la diffusione del virus, e soprattutto il numero dei decessi.

Tuttavia, dai dati del Public health England (Phe), è emerso che in Inghilterra 42 persone sono morte con la variante delta di cui 12 vaccinate con due dosi oltre 14 giorni prima. In totale, secondo il Phe, sono state confermate 42.323 infezioni con il ceppo rilevato per la prima volta in India, in salita dalle 29.892 della scorsa settimana.

Sul fronte vaccini l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha approvato un nuovo sito di produzione del Moderna a Monts, in Francia. L’impianto sarà immediatamente operativo e contribuirà ad aumentare la produzione delle dosi per il mercato dell’Unione europea ogni mese.

Riguardo AstraZeneca, il Comitato per la sicurezza dell’Ema ha avvertito di non somministrare il farmaco alle persone affette da perdita capillare, sindrome che dovrebbe essere aggiunta alle informazioni sul prodotto come nuovo effetto collaterale del vaccino, insieme a un avvertimento, per sensibilizzare gli operatori sanitari e i pazienti.

Dall’altra parte dell’oceano, intanto, la Food and drug administration statunitense ha ordinato a Johnson&Johnson di scartare 60 milioni di dosi del vaccino contro il Covid-19, che risulterebbero contaminate. Le fiale provengono dallo stabilimento di Baltimora, già finito nel mirino dell’authority per problemi nella produzione del farmaco. Non è stato ancora deciso se l’impianto, gestito da Emergent Solutions, potrà riaprire dopo la chiusura di due mesi fa.

L’Unione europea ha rassicurato che il lotto contaminato non era destinato al mercato europeo. Tuttavia, a scopo precauzionale e per salvaguardare la qualità dei vaccini, le autorità di vigilanza hanno raccomandato di non rilasciare lotti di sieri contenenti il principio attivo realizzati all’incirca nello stesso momento in cui si è verificata la contaminazione.


foto Shane Rounce

Redazione

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