di Stefania Piazzo – Fa clamore il gesto del nuovo sindaco di Merano, esponente della SVP, Katharina Zeller. Ma perché stupirsi?
Quel metti e togli in fretta della fascia tricolore, in segno di difficile se non impossibile immedesimazione dentro un Paese unito, ma disuguale, con un senso della legalità, una diffusione della legalità e del rispetto delle leggi, di fatto duale, che lo si voglia o no, non è poi così eretico. E’ più utile capirne le ragioni che gridare alla lesa maestà.
Può indignare i partiti, può stupire un po’ ma forse neanche più di tanto i cittadini, che ormai dello Stato biscazziere del gioco, dei tabacchi, delle marche da bollo sull’aria eventuale, e dalla burocrazia ottusa e vessatoria, delle aliquote Irpef che massacrano il ceto medio, delle accise della guerra d’Abissinia ne hanno piene le tasche.
Anche i cittadini quella fascia se la sono tolta da tempo, smettendo di andare a votare. In questo Paese non si riconoscono più. Non si riconoscono più in chi li rappresenta. Sono come l’olio sul pelo dell’acqua.
Merano non è Crotone, non è Roma, non è Foggia. Non è Venezia. Non è Milano. E’ come l’olio sul pelo dell’acqua. Lì l’identità culturale è forte, c’è una lingua, c’è una storia e c’è una unificazione, una annessione che non cancella per legge l’anima di un territorio. Il modo di vivere di un territorio. C’è una “genetica” culturale che non si può spazzare via. Anche con la concessione di una ampia autonomia. Non si sentono e non si sentiranno mai italiani.
Stanno dentro l’Italia, trattano con l’Italia in Parlamento per portare a casa concessioni di autonomia. Ma è come chiedere ai sardi di sentirsi anche lombardi. O ai pugliesi di sentirsi liguri. O ai veneti di sentirsi anche molisani. Sono come l’olio sul pelo dell’acqua.
Nel gesto della neosindaco c’è chi vede disprezzo per le istituzioni che deve servire e rappresentare.
Allora interroghiamoci su quanto servano e rappresentino gli amministratori che con la fascia tricolore, con un seggio in Parlamento, o nei cda delle partecipate pubbliche, quella fascia la usano solo per entrare, sedersi, e poi farsi gli affari loro. Nominare chi arraffa, chi fa andare a ramengo per incapacità palese la sanità, gli ospedali, le liste d’attesa, e tutto quanto sappiamo. Facendo ricadere i costi su noi contribuenti. Che non sappiamo più quando andremo in pensione perché l’Irpef la paga una minoranza e una maggioranza versa qualche euro e basta. Mettendo a rischio anche la tenuta del Sistema sanitario nazionale. Ma quelli con la fascia tricolore non fanno nulla per fermare questo andazzo scandaloso.
I cittadini disprezzano la politica. E se possono preferiscono marcare il loro distacco. Sono come l’olio sul pelo dell’acqua.
La sindaca di Merano quel distacco lo ha presentato in forma plastica, per altre profonde diverse ragioni. Ma non dimentichi che ci sono sindaci con la schiena diritta, in fascia tricolore, traditi dall’Italia, morti sul campo per difendere la legalità. Ci sono amministratori che viaggiano sotto scorta perché vogliono che quella fascia rappresenti l’onestà e il buon governo. Ci sono politici emarginati perché sono competenti. Sono come l’olio sul pelo dell’acqua.
Ci sono stati giovani morti per generali incapaci nella Prima Guerra Mondiale, che venivano da città e campagne del Sud. Massacrati per nulla. Ancora oggi le nostre strade sono intitolate a “eroi” del Risorgimento o del 15-18 che sono stati a capo di stragi indicibili di civili. Vergogna.
Ancora non c’è stata una vera pacificazione, una vera ricomposizione dentro uno spazio che riconosca a ciascuna macroarea del Paese un senso e una dignità. Solo una federazione poteva riuscirci. Siamo lontani da questo obiettivo, e siamo lontani dall’avere una omogeneità di civiltà.
Basterebbe anche un indicatore, un solo indicatore, per colorare per aree di rispetto il Paese della fascia tricolore. Il randagismo. Sì, l’abbandono, i canili lager, la situazione primitiva e indegna con cui gli animali vengono trattati, uccisi, seviziati, sfruttati dalle zoomafie. Secondo affare dopo il traffico di droga. Se tratti così le bestie, come pensi di trattare gli umani negli ospedali? Se la sanità veterinaria è questa, figurati la sanità umana.
E’ il primo indicatore, la febbre che sale sul termometro. Il resto va a ruota.
La fascia forse il sindaco di Merano poteva indossarla più a lungo, mettendola sugli occhi. Per protesta, per dire che non si può vedere un Paese che è ancora così duale, distante, per l’indifferenza degli amministratori, per la loro incapacità di essere degni di governare. E andare al potere senza avere titoli. Senza sapere leggere e scrivere come Dio comanda. Ignoranti, o con la cultura al servizio dell’astuzia di lotta e di governo.
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