Terremoto Covid – Gli imprenditori veneti con Ichino: giusto licenziare chi non si vaccina

29 Dicembre 2020
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di Benedetta Baiocchi – Una presa di posizione che divide già ora il mondo politico e sociale: è giusto o meno rendere obbligatorio il vaccino Covid?

Il fronte sanitario è in agitazione contro chi, tra medici e operatori, è refrattario alla vaccinazione. Il viceministro alla Salute parla preventivamente di un obbligo se la campagna vaccinale non dovesse riuscire a coprire due terzi della popolazione. Nei giorni scorsi il giuslavorista Pietro Ichino, testi giuridici alla mano, avanzava l’idea di un obbligo previsto già per legge, per ragioni di tutela della salute pubblica.

Ora arriva la presa di posizione di Confindustria Veneto che, per voce del suo presidente, Enrico Carraro, sposa in pieno la lettura giuridica di Ichino.

 “Se da un lato ancora oggi l’Inail tenta di addebitare surrettiziamente al datore di lavoro il contagio in azienda non si capisce come lo stesso imprenditore non debba utilizzare tutti i sistemi a disposizione per proteggere lavoratori e azienda. Così come si è reso obbligatorio l’uso di dispositivi di protezione individuale e il distanziamento, si potrebbe fare lo stesso quando saranno disponibili vaccini “efficaci”, cioè sottoposti alla responsabile valutazione delle autorità sanitarie pubbliche competenti circa l’affidabilità medico-scientifica della loro somministrazione”. A dirlo è il Presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, esprimendo il suo favore della proposta, lanciata dal giuslavorista Pietro Ichino, di rendere il vaccino obbligatorio nelle aziende.

Il presidente degli industriali veneti, inoltre, propone che: “chiaramente in coda rispetto alle fasce più deboli della popolazione, al personale medico sanitario e agli operatori dei servizi essenziali, si possa istituire una corsia preferenziale anche per chi, nelle nostre imprese esportatrici, è chiamato a viaggiare ed incontrare clienti e fornitori. Far ripartire in maniera tempestiva e sicura le aziende campioni dell’export sarebbe sicuramente una leva importante per il rilancio della nostra economia”.

 “Oggi – conclude Carraro – il concetto di sorveglianza sanitaria (anche nei Testi Unici sulla Sicurezza sul Lavoro) è diretta a proteggere non solo il singolo lavoratore ma ha assunto una valenza più ampia con l’obiettivo di garantire e tutelare la salute altrui, quindi anche collettiva. Spero che le rappresentanze sindacali, con le quali abbiamo condiviso i protocolli sanitari e che certamente hanno a cuore la sicurezza dei lavoratori, siano sensibili a misure di prevenzione vaccinale. Le aziende possono essere luoghi attraverso cui operare il raggiungimento della massima copertura immunologica”. 

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