Parla il medico che certifica i morti. “Se fosse evoluzione darwiniana dell’influenza? La natura trova virus più forti”

26 Marzo 2020
Lettura 5 min

di Stefania Piazzo – “Il mio lavoro è questo, dalla mattina alla sera. Devo girare per le case private, obitori, case di riposo, ospizi. In pratica certifico tutti i decessi”. Che parla è il dottor Valerio Petterle, medico necroscopo. Segue 26 comuni sulla “Sinistra Piave”. Per intenderci, tutta l’area di Vittorio Veneto.

“Devo stabilire se la morte sia per causa naturale o violenta – racconta in una intervista esclusiva a lanuovapadania -. E per far questo ho bisogno della scheda della denuncia di morte, la scheda Istat. Di solito è quasi sempre incompleta, c’è la pessima abitudine di scrivere che la morte è per arresto cardiocircolatorio”.

E cosa dovrebbe essere scritto, dottor Petterle?

“Si dovrebbe mettere la causa vera: virus, cancro, insufficienza respiratoria. Certo, ora siamo in una emergenza mai vista prima. Io sto annotando e registrando tutti i decessi che devo censire e confermare. La mia esperienza personale, di questi anni, tralasciando le varie teorie sulla sua origine, mi fanno però porre delle domande sul fenomeno che stiamo vivendo”.

Su cosa si interroga, dottore?

“Mi interrogo su una ipotetica sostituzione genetica del virus. I precedenti virus influenzali sono stati attenuati dai vaccini. Ma in natura, si sa, vince il più forte. E cosa fa la natura? La natura sceglie il ceppo migliore. E’ pura illusione dire che finisca, il coronavirus. Ci dovremo convivere. Questo nuovo virus ce lo terremo e chissà per quanto tempo. Mi domando questo, in sintesi: non è che il virus influenzale è come se fosse stato sostituito da un virus più forte?”.

In questi giorni il dibattito del mondo scientifico è molto acceso. Cosa ne pensa?

“Cosa ne penso ad esempio della teoria che sostiene che chi ha fatto il vaccino influenzale, abbia più probabilità di ammalarsi di Covid19?

Guardi, se si pensa alla legge dell’interferenza virale, il meccanismo è questo: se il mio esercito immunitario è impegnato per il vaccino antinfluenzale che ho ricevuto per combattere un virus, un virus attenuato, quando arriva ne trovo un altro, sono meno in grado di far fronte a quest’ultimo. Sono questioni molto delicate, ma certo ci pongono degli interrogativi molto seri”.

Si legge che il coronavirus sia una concausa dei decessi, e che in fisici già con patologie pregresse, sia un fattore infausto. Come spiega il fatto che l’età delle vittime si stia abbassando?

“In queste settimane vedo un’altra categoria che si ammala, i giovani. Spesso sono soggetti che non hanno mai avuto patologie, ma che probabilmente rispondono in modo esagerato al virus, hanno una reazione immunitaria molto violenta, e finiscono in polmonite. Tenga conto, io vedo circa 1500 morti all’anno. Uno che ha le difese immunitarie compromesse come l’hiv o gli esiti di leucemie, vedo che risponde meno validamente, si fa per dire, al virus, e ha meno probabilità di ammalarsi. La reazione immunitaria è, per cosi dire, più “debole”: si manifestano dei sintoni, ma non c’è l’evoluzione in polmonite bilaterale. Credo che ci siano tanti interrogativi ai quali gli scienziati debbano rispondere, ma ora è davvero presto per capire. Resta il fatto che non ho mai visto dall’inizio dell’epidemia gli immunodepressi, tipo hiv, o persone di colore, avere una evoluzione nefasta. Forse di base hanno avuto il contatto con la tbc che li ha immunodepressi, hanno una reazione meno violenta al virus”.

Quando deve certificare la morte per presunto covid cosa accade?

“Guardi, ho visto i primi morti per influenza ancora prima del vaccino, a novembre. Così come se ne è andato un collega mesi fa, il quale mi confessò: Valerio, questa non è una influenza. E’ una cosa bestiale….

Quanto alla sua domanda, ne ho appena visti due vicino a Vittorio Veneto, di decessi per presunto Covid. Non esiste prova certa… Quando devo certificare la morte scrivo insufficienza respiratoria acuta. Però non ho la certezza matematica del decesso per covid. Andrebbe fatto un lavoro a tappeto su base scientifica, con autopsie a tambur battente”.

Mi pare di capire che lei sia sensibile alla cosiddetta interferenza virale.

“Beh, il sospetto ti viene, facendo questo mestiere e vedendo solo morti da mattina a sera. Lo dico dalla mia osservazione empirica, e mi sto confrontando anche con altri colleghi. I lievi immunodepressi hanno una sintomatologia del virus minore. Quelli sani e perfetti lo prendono di più e sfocia in polmonite, gli anziani vaccinati col virus giù attenuato (ci vogliono due mesi almeno per combatterlo), quando arriva il Covid nuovo, per il fenomeno dell’interferenza virale, che io chiamo competizione del pollaio, in ordine di beccata, hanno un esercito immunitario impegnato a combattere il primo e si trovano sguarniti a combattere il secondo. Non ho laboratori, ma vedo la clinica mortuaria”.

Quanti anziani vede lasciare i propri cari in solitudine?

“Troppi. Questa cosa ha un costo sociale pazzesco. Gli anziani allettati nel reparto covid muoiono in solitudine.

Il prete in obitorio dà una benedizione sommaria, poi le salme vengono accompagnate in cimitero dai monatti, io li chiamo così in questo momento gli operatori delle pompe funebri. E non ci sono fiori. L’Olanda sta gettando via tutti i fiori, l’Italia non ne sta acquistando più in questo periodo”.

Come avviene la sanificazione degli obitori?

“Ho scritto al prefetto, al responsabile della protezione civile per sapere come ci si debba comportare con il cofano della bara. Se va fatto un periodo di osservazione sui presenti, se vanno sanificati gli obitori. Per quanto mi riguarda, sono ambienti che vanno assolutamente messi in sicurezza.

Io vado nelle famiglie a vedere il defunto. Dovrei avvisare del mio arrivo, far aprire le finestre, far sanificare la casa… E’ un costo sociale che nessuno immagina. Chi fa il mio lavoro dalla mattina alla sera può immaginare. I politicanti non immaginano…”.

Ci sono altri “dettagli” che lei nota nel suo lungo mesto registro di medico?

“Vedo una impennata di infarti anche in persone dai 55 ai 60 anni, deceduti con leggeri sintomi influenzali… Questo virus produce anche delle miocarditi acute”.

Come si protegge, dottore, nei suoi quotidiani accertamenti?

“Ho scritto a Nas e guardia di finanza. Ho delle mascherine e dei guanti non a norma, senza marchio Ce. Ma è quello che abbiamo! La direzione passa questo. Io mi sono fatto, come nella peste manzoniana, un lenzuolo con due buchi per gli occhi. Alla sera lo sterilizzo nella lavanderia dell’ospedale. La gente prende paura ma non altri mezzi per tutelarmi.

Opero su 26 comuni della sinistra Piave, Vittorio veneto, Conegliano, nelle celle mortuarie di 10 case di riposo, nelle abitazioni private…. Devo tutelarmi dal contagio”.

Che ne pensa della strage silenziosa nelle case di riposo?

“Gli ospedali per liberare posti letto mandano i pazienti nelle case di riposo, ma le case di riposo non hanno dimestichezza, ed entro 2-3 giorni il paziente se contrae il Covid ne va. Oppure dall’ospedale, l’anziano viene mandato a casa. Lei può ben immaginare…”.

Poi, vorrei fare delle considerazioni… Al di là del costo delle fabbriche chiuse, entro nel merito del costo umano, sociale. Quando sono morti i miei animali, hanno ricevuto più degna sepoltura rispetto ai morti di ora. E’ come se finissero nella fossa comune di manzoniana memoria. Vorrei solo dare degli spunti di riflessione. Avvisaglie già dall’autunno scorso secondo me ce ne sono state. Ho avuto infine un caso nel febbraio 2020 di una anziana morta di polmonite bilaterale. Avevo chiesto l’autopsia ma non è stata fatta. Serve una mappatura sistematica dei casi, occorre circoscrivere l’epidemia, isolarla. Forse, magari mi sbaglio, stiamo vivendo una evoluzione darwiniana dell’influenza. La natura mette in campo qualcosa di più forte. E la scienza è di nuovo chiamata a salvare il mondo”.

Photo by Dimitri Karastelev

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