Compare un nome illustre a quanto pare nell’inchiesta della Dda di Venezia che ha portato a 26 misure cautelari tra cui 23 arresti. Si tratta di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona. Per lui gli inquirenti ipotizzano il reato di concorso in peculato.
Il blitz nel suo insieme ha riguardato una vasta operazione a carico di un’associazione criminale che agiva nel capoluogo scaligero, riconducibile alla cosca dell’ndrangheta degli Arena-NicosCia. Nell’inchiesta i reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di associazione mafiosa, truffa, riciclaggio ed estorsione.
La vicenda di Tosi riguarderebbe l’ipotesi di distrazione da parte dell’ex presidente della municipalizzata dei rifiuti Amia, Andrea Miglioranzi (ai domiciliari) di una somma «’non inferiore a 5.000 euro» per pagare la fattura di un’agenzia di investigazioni privata, su prestazioni in realtà mai eseguite in favore di Amia, ma, secondo gli inquirenti nell’interesse di Tosi.
Ora la parola passerà alla difesa. Nessuno è colpevole fino a prova contraria.