Il referendum russo come quello dell’annessione in Veneto nel 1866, con i militari davanti ai seggi per il SI o il NO

25 Settembre 2022
Lettura 3 min

di Valter Roverato – E’ notizia di questi giorni che la Russia ha indetto un referendum, da tenersi fra le popolazioni dei territori occupati, al fine di chiedere alla gente se vuole o meno far parte della Russia.

E’ un referendum che si tiene fra missili e bombe che piovono regolarmente, con soldati che bussano alle porte delle case cercando possibili elettori, con schede non piegate dove chiunque può vedere il voto, ed urne trasparenti dove altrettanto si possono vedere le schede votate, senza alcun osservatore estero, senza alcuna assicurazione che non possano esserci brogli e, da ultimo ma non per ultimo, sembra anche che possano votare solo coloro che sono in possesso del passaporto russo.

La comunità internazionale, ovviamente, dichiara che non potrà tener conto dei risultati di quel referendum-farsa, e non riconoscerà quindi alcuna annessione di territorio ucraino da parte della russia. Sentiamo dire da molte parti che quella consultazione è illegittima, contraria al “diritto internazionale”, e non si fa fatica a crederci, date le condizioni, contrarie ad ogni buonsenso oltreché al signor “diritto internazionale”, e pare anche evidente il maldestro tentativo di ottenere, non si sa in che modo né da parte di chi, un certo qual manto di pseudo-legittimità che coprisse Putin nel suo futuro operato in Ucraina.

A questo punto io, da Veneto, non posso che ricordare un altro referendum, uno di diversi decenni fa, risalente al 1866, quando i Veneti di allora furono chiamati a sancire l’annessione al Regno d’Italia delle terre cedute alla Francia dall’Impero austriaco a seguito della terza guerra d’indipendenza.

Fatto sta che il giorno 19 ottobre il referendum, già convocato per i giorni 21 e 22, fu presentato con la seguente dichiarazione: «In nome di S. M. l’Imperatore dei Francesi…: Noi Generale Le Boeuf visto il trattato firmato a Vienna il 24 Agosto 1866 tra l’Imperatore dei Francesi e l’Imperatore d’Austria circa il Veneto: Vista la consegna a Noi fatta del Veneto il 19 Ottobre 1866 dal Generale Móhring Commissario di S.M. l’Imperatore d’Austria nel Veneto dichiariamo di restituire il Veneto a se stesso a ciò le popolazioni dispongano del loro destino e possano esperire liberamente col suffragio Universale i loro voti per l’annessione del Veneto al Regno d’Italia.»

Loro, in realtà, avrebbero riconsegnato il Veneto “a sé stesso” e l’eventuale referendum per l’annessione all’italia doveva essere “a suffragio universale” affinché i Veneti “potessero disporre del loro destino”.

Sappiamo che così non fu, perché ai seggi erano presenti militari armati, le urne erano 2, una per il “SI” e l’altra per il “NO”, così si poteva capire cosa si votava, era possibile votare consegnando un qualsiasi foglio contenente il testo del quesito («Dichiariamo la nostra unione al Regno d’Italia sotto il Governo Monarchico costituzionale del Re Vittorio Emanuele II e de’ suoi successori»), aggiungendo  oppure No, e così via, basta andarsi a leggere i documenti dall’archivio di stato, dal quale si evince per di più che il Veneto era già stato ceduto all’italia 2 giorni prima del referendum, che quindi per forza non poteva avere altro esito. Difatti la Gazzetta ufficiale del 19 ottobre 1866 (2 giorni prima del referendum) riporta il famoso comunicato-beffa: «Al Presidente del Consiglio dei Ministri è pervenuto oggi alle ore 10 ¾ antimeridiane il seguente dispaccio da Venezia:
La bandiera Reale italiana sventola dalle antenne di piazza San Marco, salutata dalle frenetiche grida della esultante popolazioneGenerale Di Revel.»

Il Presidente del Consiglio dei Ministri quindi rispose immediatamente con quest’altro dispaccio: «Alla Rappresentanza municipale di Venezia – Il Governo del Re saluta Venezia esultante mentre la bandiera nazionale italiana sventola dalle antenne di piazza San Marco, simbolo di Venezia restituita all’Italia, dell’Italia restituita finalmente a se stessa.- Ricasoli».

Io mi domando: dov’erano allora il buonsenso, la “comunità internazionale”, ed il signor “diritto internazionale”? Non esistevano ancora? Come si può ritenere valido un referendum come quello del Veneto del 1866, svoltosi in quasi identiche condizioni di quello di Putin in Ucraina?

Studiatevi la storia ed andatevi a leggere i vari documenti ancora archiviati regolarmente, cari signori Von der Leyen, Biden, e compagnia cantante, e ridate ai Veneti la possibilità di scegliere veramente a “suffragio universale” e liberamente se essere indipendenti e liberi di scegliere il proprio futuro ed essere sul serio padroni a casa nostra, in quanto finora, dal 1866 ad oggi, non lo siamo stati.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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