L’evasione delle tasse di marca cinese in Veneto vale 2 miliardi di euro. 8 CINESI su 10 non dichiarano alcun reddito. Aprono le imprese e le fanno chiudere dopo nemmeno tre anni, così quando arrivano i controlli già non esistono più. Il punto della situazione, come anticipa l’agenzia Italpress, è stato fatto ai componenti della Quarta commissione in Regione, dal colonnello Fabio Dametto della Guardia di Finanza, che ha sottolineato proprio questo meccanismo: per “fregare” la burocrazia italiana, i cinesi adottano l’apri & chiudi per le loro botteghe, i ristoranti e bar. Le Fiamme Gialle del Veneto hanno rilevato che le 7857 partite Iva chiuse dal 2008 al 2021 hanno avuto una vita media di 900 giorni. E come fai a controllare se i commercianti non ci sono più, o sono andati via? Magari quegli esercizi sono ancora di loro proprietà e gestiti da amici che fungono da prestanome. Il meccanismo preoccupa maggiormente a Venezia perché ci si chiede come sia potuto avvenire l’acquisto di attività molto costose, senza la richiesta di un mutuo.
E’ denaro prestato o siamo in presenza di operazioni di riciclaggio? Il problema non è di poco conto. Molti cinesi (il 10% si trova in Veneto) non pagano le tasse e spesso chiedono contributi e aiuti statali, compreso il reddito di cittadinanza, arrecando danno agli imprenditori onesti con la loro concorrenza sleale. A richiedere il punto della situazione è stato Raffaele Speranzon capogruppo di FdI in consiglio, secondo il quale forse sarebbe il caso di pretendere fidejussioni bancarie agli stranieri che vogliono aprire una partita Iva. In ogni caso le scelte sono in mano alla politica, se i tempi della burocrazia finiscono per rendere vani i controlli delle Forze dell’Ordine.