di Luigi Basso – Tutti gli autonomisti oggi ricordano la morte del notaio Emile Chanoux, accaduta il 18 maggio del 1944 ad Aosta a seguito delle torture della sbirraglia nazi fascista che diede anche in quel frangente prova della barbarie alla quale giunse.
Emile Chanoux è stato un grande autonomista, repubblicano “empirico”, per constatazione della realtà (dal momento che la monarchia si era resa complice e correa del regime fascista), e non dunque per afflato “ideologico”.
Chanoux aveva lucidamente compreso che lo Stato Italiano non avrebbe mai potuto funzionare senza il riconoscimento delle autonomie in un quadro costituzionale di tipo svizzero, cioè di stampo confederale.
Ai più giovani va trasmesso il ricordo della sua figura, soprattutto pensandolo protagonista della riunione di Chivasso del 1943 che costituisce ancora oggi il punto di riferimento, la stella polare del pensiero autonomista con lo sguardo rivolto all’Europa dei Popoli.
A Chivasso, Chanoux e gli altri partecipanti, ebbero un’intuizione che ancora oggi, dopo 78 anni, costituisce avanguardia intellettuale che smaschera tutta l’arretratezza delle istituzioni italiane ed europee che vediamo all’opera nel 2021.
L’attuale generazione di autonomisti ha anche il compito di passare il testimone di Chanoux alle prossime leve che continueranno lo scontro contro lo stato centralista e, nel suo profondo, ancora fascista.